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I dubbi sul concordato preventivo
E' la misura chiave della riforma fiscale e le previsioni non sono incoraggianti
Paolo Mazzanti 03/04/2024
I dubbi sul concordato preventivo
Appare sempre più evidente che il cuore della riforma fiscale del governo e’ il concordato preventivo biennale per le partite IVA fino a 5 milioni, un’immensa platea di alcuni milioni di contribuenti dove si annida buona parte dell’evasione fiscale. Se il concordato preventivo funzionerà, se molti contribuenti accetteranno la proposta del Fisco di pagare un po’ più tasse nel 2024 e 2025 per avere la certezza di non subire accertamenti, il gettito potrà crescere e fornire le risorse per ridurre le tasse, con il passaggio a due aliquote dalle attuali tre, anche ceto medio, chi guadagna attorno a 50 mila euro. Se non funzionerà, tutte le promesse del governo resteranno lettera morta perché non ci saranno le risorse per procedere con la riduzione delle tasse. La domanda cruciale e’ dunque: funzionerà il concordato preventivo?
Lo sapremo in autunno perché i contribuenti dovranno accettare o meno le proposte del Fisco entro il 15 ottobre in modo da poter stimare il gettito atteso nella finanziaria per il 2025. Le notizie che giungono dai commercialisti e dalle categorie degli autonomi (come ha scritto Claudio Di Donato su InPiù) non sono incoraggianti. I contribuenti incerti sull’andamento dei loro redditi nel biennio non paiono disposti ad accettare la proposta di pagare un po’ piu’ tasse per restare tranquilli, perché in caso di riduzione del reddito resterebbero “imprigionati” nella gabbia del concordato e dovranno comunque pagare cio’ che hanno pattuito col Fisco, salvo il caso estremo di una perdita di reddito del 50% almeno. Dunque, secondo parecchi commercialisti, i contribuenti che accetteranno sono solo quelli che avranno la certezza di ottenere un consistente aumento di reddito tra il 2024 e il 2025 perché hanno già in casa i contratti e gli affidamenti. Ma questo si tradurrà fatalmente non in un aumento, ma in una perdita di gettito potenziale per l’Erario.
Lo sapremo in autunno perché i contribuenti dovranno accettare o meno le proposte del Fisco entro il 15 ottobre in modo da poter stimare il gettito atteso nella finanziaria per il 2025. Le notizie che giungono dai commercialisti e dalle categorie degli autonomi (come ha scritto Claudio Di Donato su InPiù) non sono incoraggianti. I contribuenti incerti sull’andamento dei loro redditi nel biennio non paiono disposti ad accettare la proposta di pagare un po’ piu’ tasse per restare tranquilli, perché in caso di riduzione del reddito resterebbero “imprigionati” nella gabbia del concordato e dovranno comunque pagare cio’ che hanno pattuito col Fisco, salvo il caso estremo di una perdita di reddito del 50% almeno. Dunque, secondo parecchi commercialisti, i contribuenti che accetteranno sono solo quelli che avranno la certezza di ottenere un consistente aumento di reddito tra il 2024 e il 2025 perché hanno già in casa i contratti e gli affidamenti. Ma questo si tradurrà fatalmente non in un aumento, ma in una perdita di gettito potenziale per l’Erario.
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