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Temelkuran: La Turchia non è ancora libera ma oggi è iniziata una nuova era”

Francesca Paci, La Stampa, 2 aprile

Redazione InPiù 06/04/2024

Temelkuran: La Turchia non è ancora libera ma oggi è iniziata una nuova era” Temelkuran: La Turchia non è ancora libera ma oggi è iniziata una nuova era” Sono passati sei anni dall’uscita del suo ultimo, saggio intitolato Turchia folle e malinconica e la giornalista scrittrice Ece Temelkuran, intervistata da Francesca Paci per La Stampa del 2 aprile, commenta il successo dell’opposizione nelle elezioni locali in cui il partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp) sembrava imprendibile. «Finalmente una buonissima notizia», Come legge questa sconfitta di Recep Tayyip Erdoğan? «Voglio ricordare che questo voto si è tenuto in un contesto di “partito unico”e in condizioni non giuste. Una premessa che spiega meglio il miracolo compiuto dal partito popolare repubblicano (Chp) eda quello curdo. La chiave di lettura è duplice: da una parte la crisi economica, che Erdogan non ha saputo controllare, dall’altro la trasformazione del Chp, che ha cambiato la sua leadership ma anche l’approccio politico. Sembra romantico e naif da dire, ma l’opposizione è riuscita a mostrare con azioni concrete come una società fortemente polarizzata possa trasformarsi combattendo le differenze e il nepotismo. Il risultato racconta tanto l’insoddisfazione delle roccaforti conservatrici per l’operato di Erdogan quanto la fiducia consegnata da tanti, soprattutto, giovani e donne, a un’opposizione capace di cambiare. Oggi Erdogan deve fare i conti con il fatto che Uskudar, il quartiere ultra-tradizionalista dove vive, sarà guidato da Sinem Dedetas, giovane, donna e socialdemocratica, un’ingegnera a cui nel 2019 l’Akp fece perdere il posto». Un anno fa, battuta di poco alle presidenziali, l’opposizione era ko. Pochi avrebbero scommesso nel colpo di reni. «Una delle barzellette turche più popolari racconta di una
Ragazza che si lamenta con l’amica perché, per quanto cerchi, non trova l’amore e alla fine lo trova proprio quando molla. Tutti i democratici dicevano che non sarebbero andati a votare ma invece tutti, in segreto, sono andati. E hanno cambiato le prospettive del Paese. Stiamo vivendo l’inimmaginabile, pensavamo che Istanbul sarebbe caduta» L’Anatolia profonda ha ribadito il suo solido sostegno a Erdogan. C’è il rischio di una frattura del Paese, più profonda di quella che già esisteva? «È vero che l’Akpha tenuto alcune posizioni. Ma è altrettanto vero che diverse piccole realtà simboliche sono cadute. Batman per esempio, una città conservatrice al pari dell’Afghanistan dove le forze islamiste locali promettevano alle elettrici che avrebbero lasciato loro scegliere il colore del chador, ha incoronato con il 64%Gulistan Sonuk, donna e curda. Non che con questo la Turchia abbia scelto la democrazia e il secolarismo, ma i cambiamenti non avvengono in un giorno. E il Paese si muove. Erdogan, come tutti gli autocrati, aveva costruito il suo consenso distribuendo benefit economici. La rete evidentemente si è rotta, molti sostenitori dell’Akp gli hanno voltato le spalle perché i soldi distribuiti alla base erano nulla rispetto a quelli che si concentravano ai vertici della piramide. E adesso la partita è aperta».  (Leggi l'intervista completa sul sito InPiù)
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