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La cripta di Venezia

Matteo Strukul, Newton Compton - 2024

Ex libris - Elisabetta Bolondi 03/05/2024

La copertina del libro La copertina del libro Matteo Strukul dedica al pittore Antonio Canal, detto "il Canaletto", il terzo volume della trilogia che si svolge a Venezia ai primi del '700, e che vede il pittore improvvisarsi investigatore al servizio del Doge, affrontando avventure mirabolanti in una città devastata da delitti feroci e cupi misteri. Siamo nel 1732 e Canal, insieme ad Owen MacSwiney, impresario teatrale inglese, e al collezionista d'arte Joseph Smith, si cimenta nella ricerca di chi sta compiendo atrocità innominabili mentre il vecchio Doge Mocenigo sta morendo. Due macabri delitti si sono consumati in due diverse cripte sotto altrettante chiese: prima la suora Polissena Mocenigo, inginocchiata con un mattone in bocca che l'ha soffocata, poi il fratello del Doge, trovato nella cappella sotterranea di San Simeon Piccolo, anche lui soffocato da un mattone. Cosa sia questo rituale macabro che si accanisce contro una nobile casata veneziana turba Canaletto e i suoi amici, decisi a scoprirlo.
 
C'è una potente baronessa, Orsolya Esterhazy, sorellastra del feroce Olaf Teufal, autore di delitti ma ora scomparso, che è la nuova protagonista della storia che Strukul ci racconta. Lei ha favorito l'elezione del nuovo Doge, l'anziano Carlo Ruzzini, a cui promette le sue grazie in cambio della vendetta contro i Mocenigo, autori, nel '500, durante una furiosa peste, dello sterminio dei suoi antenati. La ricostruzione storica di Strukul è impeccabile, i fatti narrati sono documentati in una ricca bibliografia posta alla fine del romanzo, nel quale compaiono personaggi storici reali: la pittrice Rosalba Carriera, la meno nota Giulia Lama, che ha una parte notevole al fianco di Canaletto. Un romanzo storico ricco di suspence, di colpi di scena, di eventi avvenuti nell'Europa dell'est, poco noti ma fedelmente indagati dall'autore, episodi di vampirismo, risorgenza, di riti spaventosi come quelli dei Masticatori, malati di peste che, una volta sepolti, masticavano il loro sudario fino a risorgere per spargere il morbo.
 
Il libro non ci risparmia episodi raccapriccianti ma ci coinvolge anche nella vita veneziana di inizio '700: viene ricostruita fedelmente una serata a teatro, dove si mette in scena un'opera con i versi scritti da Metastasio, accolta con lunghi applausi da un bel mondo di dame incipriate attratte dal bel canto e dalla cioccolata calda che viene servita, ignare delle perversioni che si svolgono nei luoghi ipogei della Serenissima. C'è il feroce inquisitore, le biblioteche che conservano antichi e preziosi volumi, i viaggi di studio all'Università di Padova, e poi si visitano Serbia, Polonia, Londra. Grande e accurata ricostruzione storica di un'epoca contraddittoria, nella quale si oppongono antiche superstizioni a una nascente scienza illuminista: lo scrittore si muove con competenza e grande abilità, alternando arte e magia, politica e storie amorose, in una trama dai risvolti horror, come si addice ad un'epoca affascinante ma feroce.
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