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Antonio Tajani: «L'attentato era nell'aria, avevamo dato l'allarme»

Paola Di Caro, Corriere della Sera, 24 marzo

Redazione InPiù 24/03/2024

Antonio Tajani: «L'attentato era nell'aria, avevamo dato l'allarme» Antonio Tajani: «L'attentato era nell'aria, avevamo dato l'allarme» L'attentato di Mosca «era nell'aria», tanto che «noi avevamo avvertito i nostri connazionali sul sito della Farnesina di non recarsi in Russia e comunque, se sul posto, di non partecipare a eventi già l'8 marzo». Antonio Tajani, ministro degli Esteri, intervistato da Paola Di Caro sul Corriere della Sera di domenica 24 marzo, segue con attenzione da venerdì la nuova crisi esplosa in Russia: «Nessun italiano, dalle nostre informazioni, risulta coinvolto nell'attentato», ma resta molto preoccupato. «Adesso speriamo che Putin non strumentalizzi un drammatico episodio di terrorismo per alzare la tensione: noi tutti ci dobbiamo impegnare per collaborare nella lotta al terrorismo, affinché non si ripetano più episodi simili». Che idea si è fatto della matrice dell'attentato? «Ci sono state due rivendicazioni, entrambe da parte dello Stato islamico. La prima venerdì, poco dopo l'attentato, era un po' più generica. La seconda rivendicazione, sabato mattina, molto più circostanziata, con foto di presunti attentatori a volto coperto». Le sembrano quindi credibili, nonostante i dubbi dei russi? «Sappiamo bene che in Caucaso c'è una minoranza islamica molto irrequieta al confine dell'Afghanistan. Come non è un mistero che ci sia il progetto di realizzare anche attraverso il ramo afghano dell'Isis uno stato islamico nella regione caucasica e dell'Asia centrale. Ad ora, tutto fa pensare che gli autori possano essere loro». Quindi secondo lei dovrebbe rimanere un atto che riguarda solo la Russia? «Il terrorismo riguarda tutti, è l'ennesimo grande pericolo per la pace. E siamo tutti disposti a collaborare per contrastarlo. Non solo perché si deve fare in modo che non si innalzi ulteriormente la tensione sul fronte orientale russo, ma perché la minaccia può diventare globale. Abbiamo subito espresso la nostra solidarietà alle vittime, siamo tutti dalla stessa parte nel combattere queste azioni terribili». Ma lei vede un rischio anche per l'Europa, per l'Italia? «Certamente non possiamo abbassare la guardia neanche noi. La tensione in Medio Oriente, in Mar Rosso, la guerra in Ucraina, hanno portato a un innalzamento dei controlli su tutti gli obiettivi sensibili nel nostro Paese. La presenza delle forze dell'ordine e dei servizi è costante, anche qui pochi giorni fa sono stati arrestati all'Aquila tre presunti terroristi collegati alle brigate Al Aqsa. Non sottovalutiamo nulla». 
 
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