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Day

Michael Cunningham, La Nave di Teseo, 2024

Ex libris - Elisabetta Bolondi 16/02/2024

Day Day Il nuovo romanzo di Michael Cunningham,  appena pubblicato da La Nave di Teseo,  ha un titolo che non è tradotto in italiano da Carlo Prosperi, conservando l’originale “Day”: il grande scrittore americano  divide la narrazione in tre parti, che si svolgono  lo stesso giorno, il 5 aprile, di tre anni diversi : il 2019, il ‘20 e il ‘21. Anni molto vicini a noi, segnati da un prima e un dopo, la pandemia di corona virus che ha segnato la vita dei protagonisti di questa storia. A Brooklyn, in una mattina di inizio aprile, ma non è ancora primavera, Isabel osserva dalle scale di casa un gufo dagli occhi felini. Si sta godendo i pochi momenti tranquilli, mentre suo marito Dan e i due figli, Nathan e Violet, stanno dormendo. Nella soffitta in cima all’appartamento vive Robbie, il fratello di Isabel, amatissimo da tutta la famiglia per la quale costituisce un  punto di riferimento affettivo. Isabel lavora per una rivista fotografica che la tiene a lungo lontana da casa,  Dan è un cantante rock che ha avuto un successo effimero e ora tenta di riproporsi per un pubblico che non sembra più riconoscerlo; i due bambini, Nathan ha dieci anni e Violet appena cinque, sono molto attaccati allo zio Robbie che dedica loro attenzione ed affetto; Robbie è gay, ha appena concluso una storia , e per combattere la solitudine inventa un account sui social, una sorta di amico virtuale, Wolfe, a cui attribuisce un ruolo fittizio nella sua vita. Dan ha anche un fratello, Garth, uno scultore di scarso successo, che ha avuto un figlio dalla stravagante Chess, una prof di letteratura che sembra volergli affidare il piccolo Odin, anche se poi la vedremo allontanarsi col figlio. In questa strana famiglia allargata arriva la pandemia, che chiude tutti in casa, siamo al 5 aprile 2020. I rapporti tra Isabel e Dan si stanno deteriorando, i bambini crescono in un’atmosfera claustrofobica e cominciano a manifestare disturbi psicologici : Violet non vuole che si aprano le finestre, Nathan si chiude e si riferisce solo a due amici di cui diviene gregario. Robbie, malgrado il buon rapporto che ha con la sorella e con lo stesso Dan, i due sono attratti in modo non chiaramente definibile, decide di allontanarsi per  sistemarsi altrove. La soffitta passerà a Nathan, che sta crescendo e la  casa gli sta stretta. L’ultima parte, quella del 5 aprile 2021, conclude la storia in modo amaro; una sorta di epifania in cui tutti i personaggi devono confrontarsi con la realtà della crescita, i ragazzi;  del lutto, della solitudine, della sconfitta,  gli adulti.  Nathan entra nell’adolescenza con dolore trincerato dietro un muro di silenzio; Violet ricerca il fantasma dello zio Robbie, vestita con l’abitino giallo che lui le aveva regalato, e che ora è diventato stretto; Dan deve confrontarsi con il suo secondo fallimento, le sue canzoni non piacciono e non si affermano; infine Isabel, che ha perso il lavoro su cui tanto aveva puntato, e ha scelto di vivere in una brutta casa di campagna, circondata da brutti oggetti vecchi e inutili,  si rifugia sul profilo instagram di Wolfe,  a cui fa esprimere pensieri sulla fine, sull’addio, sull’abbandono. Come sempre la prosa di Cunningham ha qualcosa di magico, di lirico, di illuminante. L’architettura del libro, i personaggi, la storia, lo scorrere degli anni, la diversità delle generazioni, l’identificazione in momenti diversi della vita rendono il romanzo appassionante e tale da indurre alla riflessione esistenziale di tutti noi che leggiamo le pagine che raccontano amori falliti, rapporti incompleti, genitorialità difficile da gestire, infanzia problematica e troppo  precoce: la piccola Violet, vestita da principessa, con le sue gonne vaporose e le sue occhiate critiche agli adulti è forse il personaggio più riuscito di questo romanzo esemplare, così vicino alle problematiche della nostra dura contemporaneità. Dopo “Le ore”,  che hanno regalato a Cunningham un successo enorme, questo romanzo è da non perdere.
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