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Il senso dell'incoronazione

Il re si è “sottomesso” alla Tradizione e alla Chiesa d'Inghilterra

Paolo Mazzanti 08/05/2023

Il senso dell'incoronazione Il senso dell'incoronazione E’ stata uno squarcio sul passato l’incoronazione di Re Carlo III, seguita da 4,5 miliardi di telespettatori, meta’ dell’intera popolazione mondiale. Il suo vero significato non e’ stata tanto la sottomissione del popolo al sovrano (Carlo era gia’ diventato re con la morte di Elisabetta), quanto la sottomissione simbolica del re alla Tradizione e alla Chiesa d’Inghilterra. L’incoronazione e’ stata infatti una cerimonia religiosa, una messa solenne con omelia e comunioni, che si è aperta con il saluto di un paggio, che ha ricordato al re che sopra di lui c’è “il re dei re”, cioè Dio. La cerimonia e’ proseguita col giuramento di Carlo sulla Bibbia, un impegno di fedeltà alla Chiesa di Londra e di protezione dei suoi pastori. Poi l’unzione sacra protetta dagli sguardi impertinenti degli astanti e delle telecamere, che pare rimandasse addirittura all’incoronazione di re Salomone, e l’imposizione della corona da parte dell’arcivescovo di Canterbury al re vestito d’oro come un basilisco bizantino e con una stola non molto dissimile dal pallio dei nostri Papi. E alla fine l’arcivescovo si e’ inginocchiato di fronte al sovrano, che e’ anche Capo della Chiesa anglicana, benché sia non solo sposato (i sacerdoti anglicani si possono sposare e possono essere anche donne), ma addirittura divorziato e risposato solo civilmente con Camilla.
 
Questa commistione di antico e moderno, religiosita’ e laicità, identità anglicana e apertura al mondo, e’ forse l’aspetto più singolare della monarchia britannica, che non potrà mai diventare una “monarchia borghese” come quelle scandinave, proprio perche’ Carlo III e’ anche il capo religioso di una Chiesa fondata dal predecessore Enrico VIII in polemica con Roma, tuttora gelosa della sua storia e delle sue prerogative. Unico piccolo strappo “ecumenico”, la dichiarazione di Carlo III di volersi impegnare a difendere tutte le fedi del suo regno multinazionale, multietnico e dunque anche multireligioso. Una modernità inclusiva che non sarà facile conciliare con la Tradizione.
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