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Lo sport e un sogno di tregua

Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani

Redazione InPiù 24/07/2024

In edicola In edicola Aldo Cazzullo, Corriere della Sera
“I Giochi di Parigi 2024 potrebbero davvero essere ricordati come quelli in cui l’Olimpiade tornò umana”. Lo scrive Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera aggiungendo che "vent’anni fa, Atene fece il passo più lungo della gamba, con i noti risultati. Pechino 2008 fu la celebrazione del regime capitalcomunista. Londra 2012 fu la più bella Olimpiade (finora) del secolo: il tennis a Wimbledon, il nuoto di resistenza a Hyde Park, il calcio a Wembley, l’equitazione a Greenwich nel parco della regina (c’era ancora la regina, una sua controfigura si paracadutò al fianco di James Bond nello stadio, mentre Elisabetta quella vera intonò Hey Jude con Paul McCartney). Rio 2016 fu travagliata dalla crisi brasiliana, Tokyo 2020—in realtà 2021—dal Covid. Ora l’Olimpiade torna in Europa, nel Paese dell’uomo, Pierre de Coubertin, che due millenni dopo l’ha reinventata. Gli ultimi Giochi nel nostro continente furono quelli invernali di Sochi 2014: si sapeva già chi fosse Putin, eppure farsi fotografare con lui non era considerato fuori luogo. Qui a Parigi la bandiera russa e quella bielorussa non potranno sventolare. Macron – sottolinea Cazzullo - aveva chiesto una tregua olimpica, come ai tempi dell’antica Grecia, per far tacere le armi, almeno tra l’inaugurazione di domani e la chiusura di domenica 11 agosto; non è riuscito neppure ad avere una tregua in casa. La Francia è ancora sottosopra dopo le elezioni legislative. La città è semivuota. I parigini hanno affittato casa ai turisti, e sono andati in vacanza. Al di là del malumore che pare ormai il tono medio del Paese, i mugugni hanno qualche giustificazione, e non solo perché in effetti sono partiti anche i medici. Bloccata per ragioni di sicurezza, la meravigliosa città è diventata il palco di uno show dal vivo riservato a pochi fortunati, e la quinta di un gigantesco spettacolo televisivo per il mondo. Dopo il Bataclan, Parigi non ha più paura di nulla; ma valeva la pena sfidare la sorte, infilare la testa nelle fauci del leone? Se ne valeva la pena lo sapremo, come sempre, solo alla fine; e non subito. Il bilancio del giorno dopo è sempre in perdita; ma Londra dopo il successo del 2012 divenne la città più visitata del pianeta. Forse Parigi ne uscirà rilanciata, forse pagherà pegno; ma – conclude - il resto del mondo di questi Giochi sentiva la necessità, in un momento così duro della nostra storia”.
 
Luca Fraioli, la Repubblica
Luca Fraioli su Repubblica invita a ‘dare ascolto alle Cassandre sul clima’: “Un ‘ambientalismo non ideologico’. Osservando i laghi che spariscono nella riarsa Sicilia, o le fiamme che minacciano i turisti in Puglia, o ancora l’Adriatico che ribolle toccando temperature mai raggiunte prima – scrive l’editorialista - torna in mente lo slogan usato dai leader del centrodestra italiano per attaccare la Commissione Ue uscente. E dopo il voto europeo, la richiesta di un “ambientalismo non ideologico” (vale a dire lo smantellamento del Green Deal europeo) è stata la condizione posta dalla premier Giorgia Meloni per dire sì alla riconferma di Ursula von der Leyen. Si isolano i singoli eventi (dal Po in secca alla Romagna sott’acqua, dall’invasione del granchio blu al crollo di produttività di vigneti e uliveti) e li si classifica come emergenze separate, indipendenti. Un goffo tentativo di tappare una falla, e poi un’altra e poi la successiva, non sapendo (o facendo finta di non sapere) che è l’intera diga che rischia di cedere se non si rimuovono le cause del problema. Da decenni i climatologi – ricorda Fraioli - hanno previsto ciò che sarebbe accaduto, anche alla nostra Italia, con la Penisola divisa in due: un Nord colpito da precipitazioni sempre più estreme, un Sud assetato per la siccità. Ma gli scienziati del clima sono stati spesso considerati delle Cassandre, degli uccelli del malaugurio. Meglio non sapere. La scarsa lungimiranza di chi è al governo si sposa con quella di parte importante del mondo imprenditoriale, anche di quel settore agricolo che pure sta già pagando un prezzo altissimo ai cambiamenti climatici. E allora dovremmo essere grati alle istituzioni europee che, sfidando l’impopolarità, i trattori e il letame nelle vie di Bruxelles, si fanno carico di ciò che molti esecutivi nazionali, a cominciare dal nostro, non hanno la competenza o la forza di fare: trainarci verso una transizione ecologica che permetta a noi e alle future generazioni di gestire l’inevitabile (siccità e alluvioni ormai all’ordine del giorno) ed evitare l’ingestibile (quel che potrebbe accadere se le temperature globali sfondassero il tetto dei 3 gradi in più). Aiuterebbe se la premier Meloni - conclude - avesse d’ora in poi un approccio non ideologico alle questioni ambientali”.
 
Gianluca Nicoletti, La Stampa
“Il coniglio mannaro è la mutazione più evidente in chi popola i ranghi della nuova destra, così orgogliosamente manesca e muscolare”. Così Gianluca Nicolletti sulla Stampa tornando sull’aggressione al giornalista Andrea Joly: “È una varietà di coniglio che si atteggia a predatore, arruffa il pelo e digrigna i denti, coniglio resta però perché la sua natura è quella. Chi lo sa tace, o si arrampica sui distinguo, però qualcuno dovrà pur dare evidenza alla pratica della vigliaccheria, come costante inconfutabile delle ultime aggressioni di matrice palesemente neofascista. Lo schema di attacco che i video ampiamente descrivono è sempre quello dei molti contro uno, con un primo attacco rigorosamente alle spalle della vittima del pestaggio. È veramente ridicolo che poi – sottolinea Nicoletti - questi campioni di audacia si infervorino con le canzoni che probabilmente cantavano i loro nonni. Le conosco bene queste canzoni, ci sono stato allevato come ninna nanna. La famiglia uno non se la sceglie. Posso dirvi che nemmeno mio padre reduce della Rsi le prendeva più sul serio e alla fine ci diceva «Mussolini era un puzzone». Noi per lo meno eravamo i figli diretti di quella generazione, quindi nutriti con l’idea che ci fosse stato un colossale tradimento e tutta la storia sarebbe stata riscritta a danno di chi stava dalla parte giusta. Però poi si cresce, si vede che il mondo gira diversamente. Il reducismo, le mucillaggini combattentistiche, gli eroismi in nome di non si capisce bene cosa è roba ammuffita, fa parte delle scorie di un pensare putrefatto. Insomma si cerca di leggere la contemporaneità, di capirne il senso profondo. Abbiamo così imparato, con grande fatica, a vivere proficuamente il tempo in cui ci siamo esistenzialmente prodotti. Invece no, a noi che abbiamo dovuto «uccidere» i nostri padri per conquistarci il privilegio di essere liberi di pensare, ci tocca ancora fare i conti con questi trogloditi quanto vigliacchi, che si sentono eroi perché qualcuno gli dirà che con quei testoni pelati sembrano «Lui», però non riflettono sul fatto che – conclude - chi cantava le loro canzoni c’è andato davvero a morire e ha dato la morte a un’infinità di persone del tutto innocenti. Basterebbe studiare un po’ per capire che il capoccione che oggi si tatuano addosso era il vero traditore”.
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