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Kamala e il cambio di inerzia
I primi effetti del ritiro dalla corsa di Biden
L'Irriverente 25/07/2024
Kamala e il cambio di inerzia
Non sappiamo se Kamala Harris sarà incoronata candidata dei democratici alla Convention di Chicago del 19 agosto prossimo e ancor meno chi sarà eletto presidente alle elezioni del 5 novembre. Ma ci pare di poter dire che il ritiro di Biden e il lancio della candidatura della Harris hanno avuto un primo effetto: come direbbero i commentatori di tennis, stanno cambiando l’inerzia dello scontro. Fino a domenica scorsa Trump era all’attacco e Biden in difesa, anche contro i suoi compagni di partito, che gli scongiuravano di ritirarsi. Oggi Kamala è passata al contrattacco e Trump deve quantomeno rivedere la sua strategia.
Sinora era lui, circonfuso dall’aura del martirio e dell’invincibilità per lo scampato attentato, il candidato giovane e forte, di fronte a un Biden senile, farfugliante e incespicante. Ora invece è Kamala, 59 anni portati con baldanza, la ragazza di belle speranze e Trump, 78 anni, si ritrova precocemente invecchiato. Per di più, nel recente comizio in Wisconsin, Kamala ha utilizzato i toni severi della ex procuratrice della California, paragonando Trump ai criminali, malfattori e abusatori sessuali che si trovava di fronte in tribunale e promettendogli di ricordargli ogni giorno la differenza tra i loro curricoli: lei integerrima custode della legge; lui affarista senza scrupoli plurindagato e già condannato (per il pagamento illecito della pornostar Stormy Daniels). E’ un bel cambio di musica. Speriamo solo che gli elettori americani siano un po’ più sensibili di noi italiani al tema della legalità.
Non sappiamo se Kamala Harris sarà incoronata candidata dei democratici alla Convention di Chicago del 19 agosto prossimo e ancor meno chi sarà eletto presidente alle elezioni del 5 novembre. Ma ci pare di poter dire che il ritiro di Biden e il lancio della candidatura della Harris hanno avuto un primo effetto: come direbbero i commentatori di tennis, stanno cambiando l’inerzia dello scontro. Fino a domenica scorsa Trump era all’attacco e Biden in difesa, anche contro i suoi compagni di partito, che gli scongiuravano di ritirarsi. Oggi Kamala è passata al contrattacco e Trump deve quantomeno rivedere la sua strategia.
Sinora era lui, circonfuso dall’aura del martirio e dell’invincibilità per lo scampato attentato, il candidato giovane e forte, di fronte a un Biden senile, farfugliante e incespicante. Ora invece è Kamala, 59 anni portati con baldanza, la ragazza di belle speranze e Trump, 78 anni, si ritrova precocemente invecchiato. Per di più, nel recente comizio in Wisconsin, Kamala ha utilizzato i toni severi della ex procuratrice della California, paragonando Trump ai criminali, malfattori e abusatori sessuali che si trovava di fronte in tribunale e promettendogli di ricordargli ogni giorno la differenza tra i loro curricoli: lei integerrima custode della legge; lui affarista senza scrupoli plurindagato e già condannato (per il pagamento illecito della pornostar Stormy Daniels). E’ un bel cambio di musica. Speriamo solo che gli elettori americani siano un po’ più sensibili di noi italiani al tema della legalità.
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