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Potevamo evitarlo
Redazione InPiù 24/07/2024
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Filippo Facci, Il Giornale
Qualsiasi strage si poteva evitare. Giornalisti, politici e ovviamente magistrati – commenta sul Giornale Filippo Facci – ti spiegano anche come. C’è sempre qualcuno che «avrebbe dovuto» qualcosa, come nel caso delle accuse contro Guardia Costiera e di Finanza per il naufragio di Cutro: le stesse che, nei sei mesi precedenti, avevano salvato 36.500 persone in mare. Forse però la catena degli errori (evitabili) andrebbe retrodatata. La carne umana che si è messa nelle mani degli scafisti, forse, poteva evitare di fidarsi di loro. Quei maiali degli scafisti, forse, potevano evitare di imbarcare quei disperati su un caicco malandato, che andava evitato anche quello. Potevano evitare di partire quando era previsto che il mare sarebbe stato in burrasca, con vento forza 7. Potevano dotarsi di qualche giubbotto di salvataggio: non ne avevano. Saltiamo il capitolo Guardia Costiera e di Finanza: su quelle (anzi, solo su quelle) sono già state depositate migliaia di pagine. Alcune, peraltro, spiegano che gli scafisti potevano evitare di scambiare le torce dei pescatori, spaventati all’idea che il caicco potesse rompergli le lenze, per dei segnali delle forze dell’ordine: potevano quindi evitare una brusca virata, gli scafisti, e di schiantarsi contro una secca a tre miglia dalla spiaggia. Altri non hanno potuto evitare di affermare che la colpa di tutto fu di Giorgia Meloni. In effetti poteva evitare, lei, di essere a capo del governo proprio in quel momento. Poteva evitare, durante la conferenza stampa di inizio 2024, di dire che «Cutro è stato il momento più difficile»: qualche demente scambiò il dolore per un’ammissione di colpa. «È una tragedia che avremmo potuto evitare» disse nel marzo 2023 anche una deputata dem nel suo intervento in aula. Tutto fu di conseguenza. Non facciamo nomi. Ma avremmo potuto evitare, ecco, di dimenticare quanto i governi italiani (tutti i governi) siano stati lasciati soli nel fare questo lavoro che è salvare vite o non riuscirci, talvolta respingerle come più duramente di noi fanno tante democrazie occidentali, con le forze dell’ordine costrette talvolta a guardare i cadaveri dei bambini galleggiare nell’acqua: per poi sentirsi dire che non li hanno salvati perché gliel’ha detto il governo.
Luigi Curini, Italia Oggi
Sta facendo molto discutere – scrive Luigi Curini su Italia Oggi – una serie di articoli a firma Niall Ferguson, storico, economista e saggista britannico, spesso controcorrente ma sempre molto apprezzato, sul parallelismo tra l'URSS degli anni ottanta e gli Stati Uniti attuali. Un confronto che a prima vista sembrerebbe assai bizzarro, se non del tutto assurdo. L'Unione Sovietica, negli ultimi suoi anni di vita, era un paese malato, in eterna stagnazione, in cui scarseggiavano i beni di consumo, in cui mancavano i pezzi di ricambio per molte macchine, e così via. Nulla a che vedere con gli Stati Uniti come li conosciamo. Neanche oggi giorno. Eppure, a ben vedere, qualche cosa c'è, come giustamente fa notare in modo brillante Ferguson. L'URSS di 40 anni fa era una gerontocrazia personificata da politici come Leonid Breznev, Yuri Andropov e Konstantin Chernenko. Ma confrontati con i candidati alla presidenza americana erano quasi dei fanciulli. Giusto per dire, Andropov aveva solo 68 anni quando succedette a Brezhnev. Per non parlare del crollo della fiducia nella politica e del diffuso cinismo (era la norma nella terra del comunismo negli anni Ottanta, e la norma oggi negli Stati Uniti), o l'epidemia di malati di mente, la contrazione nelle aspettative di vita (con un declino negli Stati Uniti su dieci anni che non ha eguali tra i paesi occidentali), il boom di suicidi e di utilizzo di vodka (nella fu URSS) e di droghe (negli odierni Stati Uniti) come strumenti di fuga dalla realtà e di autodistruzione. E che dire dell'abisso che separava la nomenklatura sovietica dai comuni cittadini? Non ricorda oggi giorno quella che separa gli "intellettuali" (esperti, laureati nelle università più prestigiose, accademici) da chi vive la normalità in America ? E poi ci sono i media. L'URSS aveva la Pravda che sottolineava come i segretari del PCUS godessero sempre di ottima salute. E se non si facevano vedere, era per colpa di un banale raffreddore. Negli Stati Uniti abbiamo avuto per mesi tutti i principali giornali che bollavano come "propaganda russa " qualunque dubbio sulla salute mentale di Biden. Con il Covid che prende il posto del raffreddore se il presidente è impossibilitato a partecipare ad un evento, o ad annunciare con un video la sua rinuncia a candidarsi nel 2024. Perché basta un post su X per comunicarlo, senza che nessuno se ne meravigli. Insomma, è poi così (tanto) diverso? Non ci resta che sperare di sì…
Qualsiasi strage si poteva evitare. Giornalisti, politici e ovviamente magistrati – commenta sul Giornale Filippo Facci – ti spiegano anche come. C’è sempre qualcuno che «avrebbe dovuto» qualcosa, come nel caso delle accuse contro Guardia Costiera e di Finanza per il naufragio di Cutro: le stesse che, nei sei mesi precedenti, avevano salvato 36.500 persone in mare. Forse però la catena degli errori (evitabili) andrebbe retrodatata. La carne umana che si è messa nelle mani degli scafisti, forse, poteva evitare di fidarsi di loro. Quei maiali degli scafisti, forse, potevano evitare di imbarcare quei disperati su un caicco malandato, che andava evitato anche quello. Potevano evitare di partire quando era previsto che il mare sarebbe stato in burrasca, con vento forza 7. Potevano dotarsi di qualche giubbotto di salvataggio: non ne avevano. Saltiamo il capitolo Guardia Costiera e di Finanza: su quelle (anzi, solo su quelle) sono già state depositate migliaia di pagine. Alcune, peraltro, spiegano che gli scafisti potevano evitare di scambiare le torce dei pescatori, spaventati all’idea che il caicco potesse rompergli le lenze, per dei segnali delle forze dell’ordine: potevano quindi evitare una brusca virata, gli scafisti, e di schiantarsi contro una secca a tre miglia dalla spiaggia. Altri non hanno potuto evitare di affermare che la colpa di tutto fu di Giorgia Meloni. In effetti poteva evitare, lei, di essere a capo del governo proprio in quel momento. Poteva evitare, durante la conferenza stampa di inizio 2024, di dire che «Cutro è stato il momento più difficile»: qualche demente scambiò il dolore per un’ammissione di colpa. «È una tragedia che avremmo potuto evitare» disse nel marzo 2023 anche una deputata dem nel suo intervento in aula. Tutto fu di conseguenza. Non facciamo nomi. Ma avremmo potuto evitare, ecco, di dimenticare quanto i governi italiani (tutti i governi) siano stati lasciati soli nel fare questo lavoro che è salvare vite o non riuscirci, talvolta respingerle come più duramente di noi fanno tante democrazie occidentali, con le forze dell’ordine costrette talvolta a guardare i cadaveri dei bambini galleggiare nell’acqua: per poi sentirsi dire che non li hanno salvati perché gliel’ha detto il governo.
Luigi Curini, Italia Oggi
Sta facendo molto discutere – scrive Luigi Curini su Italia Oggi – una serie di articoli a firma Niall Ferguson, storico, economista e saggista britannico, spesso controcorrente ma sempre molto apprezzato, sul parallelismo tra l'URSS degli anni ottanta e gli Stati Uniti attuali. Un confronto che a prima vista sembrerebbe assai bizzarro, se non del tutto assurdo. L'Unione Sovietica, negli ultimi suoi anni di vita, era un paese malato, in eterna stagnazione, in cui scarseggiavano i beni di consumo, in cui mancavano i pezzi di ricambio per molte macchine, e così via. Nulla a che vedere con gli Stati Uniti come li conosciamo. Neanche oggi giorno. Eppure, a ben vedere, qualche cosa c'è, come giustamente fa notare in modo brillante Ferguson. L'URSS di 40 anni fa era una gerontocrazia personificata da politici come Leonid Breznev, Yuri Andropov e Konstantin Chernenko. Ma confrontati con i candidati alla presidenza americana erano quasi dei fanciulli. Giusto per dire, Andropov aveva solo 68 anni quando succedette a Brezhnev. Per non parlare del crollo della fiducia nella politica e del diffuso cinismo (era la norma nella terra del comunismo negli anni Ottanta, e la norma oggi negli Stati Uniti), o l'epidemia di malati di mente, la contrazione nelle aspettative di vita (con un declino negli Stati Uniti su dieci anni che non ha eguali tra i paesi occidentali), il boom di suicidi e di utilizzo di vodka (nella fu URSS) e di droghe (negli odierni Stati Uniti) come strumenti di fuga dalla realtà e di autodistruzione. E che dire dell'abisso che separava la nomenklatura sovietica dai comuni cittadini? Non ricorda oggi giorno quella che separa gli "intellettuali" (esperti, laureati nelle università più prestigiose, accademici) da chi vive la normalità in America ? E poi ci sono i media. L'URSS aveva la Pravda che sottolineava come i segretari del PCUS godessero sempre di ottima salute. E se non si facevano vedere, era per colpa di un banale raffreddore. Negli Stati Uniti abbiamo avuto per mesi tutti i principali giornali che bollavano come "propaganda russa " qualunque dubbio sulla salute mentale di Biden. Con il Covid che prende il posto del raffreddore se il presidente è impossibilitato a partecipare ad un evento, o ad annunciare con un video la sua rinuncia a candidarsi nel 2024. Perché basta un post su X per comunicarlo, senza che nessuno se ne meravigli. Insomma, è poi così (tanto) diverso? Non ci resta che sperare di sì…
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