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Romanzo senza umani
Paolo Di Paolo, Feltrinelli 2023
Ex libris - Elisabetta Bolondi 03/11/2023

Nello scorrere del vissuto di Barbi, affiorano i nomi di persone , “gente della mia vita”, che lo fanno tornare al tempo della giovinezza, degli studi, dell’amore finito, dell’amicizia delusa o deludente: ecco affacciarsi oltre all’amico Fiore, la compagna Susanna, con cui non è riuscito a vivere una storia, il professor Cardolini, che ora, vecchio, vive con la moglie in Germania, e l’amore finito con Anna, la cui figlia Sofia, adolescente, ne rimpiange la presenza. Poi compare un ex alunno, Sergola, che non lo ha riconosciuto, una Ragazza belga conosciuta a Madrid, una ventenne aggressiva, Consuelo, con cui ha avuto un incidente d’auto che avrebbe potuto essere gravissimo: insomma i ricordi disparati di una intera vita, che pongono a Mauro Barbi la domanda che è il punto centrale del ragionamento di Di Paolo: “Che cosa ricordano gli altri di noi?” Come funzionano i ricordi, che selezione ne fa il nostro cervello? I ricordi ci appartengono in forma esclusiva? Oppure sui ricordi “una mano di vernice fredda su ciò che sta per essere dimenticato”, viene a posarsi “attenuandone l’intensità”? Le domande che nelle pagine del romanzo lo scrittore fa porre al suo protagonista sembrano riflessioni proposte a se stesso e a ciascuno di noi, quanti ci siamo nutriti di letture , di pagine innumerevoli che ci hanno fatto ripensare al passato, quello della storia collettiva vissuta, quella della nostra soggettività, quella delle relazioni con il mondo, la natura, gli esseri umani con cui conviviamo sul pianeta. Un romanzo a tratti inquietante, con una vena di umorismo che sottende quasi ogni pagina, in cui si alternano le esperienze della voce narrante, quelle comuni tutti noi, stazioni affollate, cibi spazzatura, programmi televisivi insulsi, linguaggio colloquiale, ad altre, intense, piene degli echi delle letture, dello studio, degli approfondimenti di cui l’autore si mostra ormai maturo, sicuro, efficace narratore: Jonathan Safran Foer e Rabelais, Lucrezio e Peter Handke, Amitav Ghosh e Javier Marìas evocati come compagni di strada.
Dal punto di vista grafico il romanzo pone al lettore l’urgenza di andare avanti, con l’espediente di concludere il capitolo alla pagina successiva, dove non sempre il discorso propone lo stesso registro, la stessa ambientazione. Passare dal tempo in cui anche i potenti morivano di malattie sconosciute e di gelo insopportabile, al presente minacciato dai cambiamenti climatici di cui siamo testimoni tropo inconsapevoli, è un tema che serpeggia, in modo carsico, nelle pagine del romanzo, così insolito nel panorama della narrativa italiana che Paolo Di Paolo propone. L’affermazione ”Mi creda, l’unica cosa che uno storico possa predire è il passato”, che il vecchio maestro lascia al suo allievo, interroga con stupore ed inquietudine noi adulti a cui la letteratura propone dubbi, incertezze, ipotesi, utopie.
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