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Altro parere

Le politiche green e il nodo dei costi

Redazione InPiù 03/07/2025

Altro parere Altro parere Paolo Balduzzi, il Messaggero
Paolo Balduzzi sul Messaggero parla di politiche green e nodo dei costi: “I cittadini europei – scrive - non sono mai stati convinti come in questo periodo che la questione del cambiamento climatico sia grave e che debba essere affrontata. Oltre l’80% degli stessi, inoltre, dichiara di sostenere gli obiettivi del cosiddetto ‘Green deal’, il complesso di riforme dell’Unione europea che ha come obiettivo quello di raggiungere emissioni nette di anidride carbonica pari a zero entro il 2050. Tale affermazione si riferisce ai risultati dell’Eurobarometro di qualche settimana fa. Che, a sua volta, conteneva interviste realizzate tra febbraio e marzo, non esattamente i mesi più roventi dell’anno. Anche di fronte a una tale e decisa presa di posizione, tuttavia, è facile osservare un comportamento elettorale non sempre coerente. Anzi: capita spesso che siano proprio i partiti più critici verso il Green deal a ottenere un maggiore consenso. Una possibile spiegazione è che esprimere delle posizioni di principio è totalmente gratuito mentre l’implementazione di una piattaforma politica così impegnativa risulta estremamente costoso. E questo – aggiunge Balduzzi - sia in termini di spesa privata, come per esempio la necessità (forzata) di cambiare automobile o di ristrutturare la propria abitazione, sia in termini di spesa pubblica. La quale, anche se in maniera meno visibile, analogamente impoverisce le tasche degli stessi cittadini. In particolare, del sempre più tartassato ceto medio. Tra qualche centinaio di euro all’anno e qualche migliaio c’è ovviamente una bella differenza. E se le imposte hanno il pregio di essere, almeno sulla carta, progressive (purtroppo non sempre è così), altre spese, come quelle per un’automobile, sono fisse. E quindi regressive. Cioè pesano di più sulle persone meno abbienti. Quello che succede infatti, è che interrogati sulle azioni intraprese, i cittadini europei affermano di aver ‘migliorato la raccolta differenziata’ o ‘diminuito i consumi energetici” mentre sono pochi, pochissimi quelli che hanno ‘cambiato automobile’. Si potrebbe forse suggerire all’Eurobarometro di integrare la prossima indagine con la seguente domanda: quanto sei disposto spendere, ogni anno, per realizzare gli obiettivi europei? La sfida climatica è troppo importante: affrontarla pervasi da senso di colpa è perdente sin dall’inizio”.
 
Jacopo Giliberto, il Foglio
“Oggi quella che si dice sinistra parla non più agli operai in fabbrica né ai braccianti a cottimo, bensì si rivolge alle mamme alla curcuma e ai padri alla quinoa organica”. Lo scrive Jacopo Giliberto sul Foglio facendo “qualche esempio di politica velleitaria. Eleonora Evi, una parlamentare già Cinque stelle, già bonelliana, oggi nuova leva del Pd, insieme con un’altra giovane leva del Pd, Marco Furfaro, ha proposto una legge per tassare cibi e bevande dolci, con scaglioni fiscali secondo dolcezza, tipo Irpef. Poiché parla ai genitori consapevoli, sono esclusi dalla più amara delle tasse i prodottini artigianali. La nuova sinistra della curcuma e della quinoa si esprime ancora meglio quando parla contro i termovalorizzatori (vulgo ‘inceneritori’): con velleità rifiuti zero ecco Silvia Salis (Genova), ecco Stefania Proietti presidente dell’Umbria, ecco Matteo Ricci candidato alla regione Marche. Dove ci sono termovalorizzatori – spiega Giliberto - lì le raccolte differenziate funzionano meglio, lì il riciclo dei rifiuti è più efficiente, lì le discariche spariscono e lì i cittadini pagano una tariffa rifiuti più sobria. Al contrario dove gli impianti di recupero energetico sono respinti dalle velleità Nimby, là i cassonetti diventano discariche stradali, l’immondizia viene esportata, le caldaie domestiche senza controllo pompano più fumi nei polmoni dei cittadini e il popolo è costretto a pagare tariffe rifiuti più orgogliose. Non è un caso se dal Rapporto rifiuti urbani dell’Ispra emerge che la raccolta differenziata funziona meglio dove è associata a inceneritori, che danno efficienza al servizio. In coda, le regioni Nimby. Caso Genova. La sindaca Salis si è già espressa contro il progetto di un termovalorizzatore. Problema: dal punto di vista ambientale la Liguria non fa parte dell’alta Italia bensì da sempre si colloca nel Mezzogiorno. Caso Umbria. La soluzione individuata da Stefania Proietti è cancellare il piano rifiuti della giunta precedente, imporre il limite di cento chili di rifiuti per abitante l’anno e arrivare senza termovalorizzatori al 75 per cento di raccolta differenziata. Caso Marche. Quand’era sindaco di Pesaro, e il problema dei rifiuti bussava alla porta del suo ufficio in piazza del Popolo, Matteo Ricci parlava della necessità degli impianti. Ma ora, in campagna elettorale per le elezioni regionali previste in autunno, Ricci non parla al popolo: ‘Dobbiamo essere chiari, nel nostro programma non c’è spazio per un inceneritore’. Parla alla sinistra della quinoa biologica”.
 
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