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Crosetto: «Il timore di tutti è l'arma atomica. Da un'escalation rischi altissimi»

Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera, domenica 15 giugno

Redazione InPiù 15/06/2025

Crosetto: «Il timore di tutti è l'arma atomica. Da un'escalation rischi altissimi» Crosetto: «Il timore di tutti è l'arma atomica. Da un'escalation rischi altissimi» Il conflitto in Medio Oriente è al centro dell'intervista al ministro della Difesa Guido Crosetto, fatta da Fiorenza Sarzanini, sul Corriere della Sera di domenica 15 giugno. Ministro oltre un anno fa lei disse che la situazione tra Israele e Iran era la sua massima preoccupazione. Ora? «È vero, ero molto preoccupato di ciò che poteva accadere per un motivo molto semplice, la corsa dell'Iran verso l'arricchimento dell'uranio e la costruzione della bomba atomica, era ed è inaccettabile perIsraele. Perché l'Iran ha ribadito, più volte, che il suo scopo è distruggere non Israele — che non chiama nemmeno Stato di Israele, ma "entità sionista" — ma ogni presenza israeliana nella regione. Il giorno in cui l'Iran avesse la bomba atomica, non perderebbe un'ora: la userebbe e senza esitazione. Israele lo sa, lo ha sempre saputo, ed è la sua principale preoccupazione. Per questo non era difficile prevedere che prima o poi sarebbe partito un attacco rilevante». Quindi lei ritiene che esista davvero il rischio di una guerra nucleare? «Purtroppo, non possiamo escludere nulla. A ora, non ci sono segnali concreti di imminente impiego di anni nucleari da parte di Israele che invece vuole neutralizzare questi armamenti. Ma, come in ogni conflitto, e in questo caso ancora di più, è fondamentale agire con assoluta prudenza. E nostro dovere lavorare affinché la tensione si abbassi il prima possibile e si trovi una forma di nuova convivenza tra Israele e Iran. Altrimenti, il rischio di escalation è molto più grave rispetto ad altri scenari globali». Quali? «Il principale è quello di un allargamento del conflitto. Un'escalation potrebbe avere gravi ripercussioni sull'economia, sull'approvvigionamento energetico e sulla sicurezza interna. Lo Stretto di Hormuz sarà uno dei punti critici, nelle prossime settimane, ma anche a medio-lungo termine la situazione può avere conseguenze importanti, incluso un aumento del rischio di attacchi terroristici». Anche in Italia? «Da noi il rischio maggiore è quello di atti dimostrativi da parte di gruppi radicalizzati. Al momento, non ci sono segnali di organizzazioni specifiche con intenzioni dirette sull'Italia. Ma i nostri servizi di intelligence, così come le forze di polizia, operano con la massima attenzione e reattività come sempre. Sono stati rafforzati i dispositivi di sicurezza in tutto il Paese, ma senza creare allarmismi». Trump ha detto di essere stato informato da Israele dell'attacco. L'Italia ha ammesso di essere all'oscuro. Non crede sia arrivato il momento di rivedere i nostri rapporti internazionali? «No, semmai è arrivato il momento di rinsaldare i nostri rapporti internazionali. Dobbiamo rimanere saldamente ancorati alla Nato e all'Europa, ma al tempo stesso rafforzare la nostra autonomia strategica. In questo caso, non c'è stata alcuna comunicazione né all'Italia né ad altri Paesi europei, come Germania, Regno Unito o Francia. Ma era evidente da tempo, come ho già detto, che prima o poi ci sarebbe stato un attacco. L'attenzione doveva restare altissima». Lei, più volte, ha invitato Netanyahu a fermarsi, ma i fatti dimostrano che le intenzioni sono altre. 
 
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