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Il cuore infranto della quercia

Patrizia Carrano, Aboca 2025

Ex libris - Elisabetta Bolondi 14/06/2025

Il cuore infranto della quercia Il cuore infranto della quercia Patrizia Carrano è una giornalista, scrittrice ma soprattutto grande narratrice,  nel suo  ultimo romanzo, originale per l’impianto, le tematiche affrontate, che  risultano scorrere con leggerezza nella scrittura raffinata e densa di contenuti nelle sue pagine. Pubblicato dalla casa editrice Aboca, nella collana “Il bosco degli scrittori”, che si caratterizza dalla presenza di una pianta nel titolo del libro e nella immagine di copertina, il romanzo parte  dalla presenza di  una grande quercia centenaria, nel bosco di Manziana, dove una donna di cui conosceremo il nome solo procedendo nella lettura, è solita passeggiare   in compagnia del suo cane, un amico consolante e fedele, che la segue senza mai abbandonarla. Siamo in un settembre ancora caldo, e la passeggiata iniziata molto presto dovrebbe condurla al prato del Camillo, dove troverà ristoro e pace sotto le grandi accoglienti fronte della quercia. Ma una brutta sorpresa la attende  : un enorme mezzo meccanico sta portando via i pezzi di tronco dell’albero appena abbattuto per ordine della forestale: una malattia minacciava anche le piante vicine. Da questo spunto parte il racconto di Patrizia Carrano, che ci svela man mano la storia di Carlotta, che, mentre torna verso Roma con la sua utilitaria, sente che nel suo torace sta avvenendo qualcosa di insolito: il suo cuore, faticatore che non l’ha mai tradita, sembra aver subito un danno inatteso. La decisione di andare in ospedale, dopo aver lasciato il cane all’amica veterinaria, è sofferta ma necessaria. Ricoverata al Santo Spirito, l’antico ospedale romano  che guarda il Tevere, viene accolta e  ricoverata in terapia intensiva: ha subito la sindrome di Takotsubo, in italiano la “sindrome del cuore infranto”. Carlotta nei cinque giorni di ricovero rivivrà l’intera sua esistenza, e noi, con lei, saremo messi a parte di una serie di eventi che ne hanno caratterizzato gli incontri, le scelte, gli abbandoni, la passione per un  lavoro insolito. Come le dirà la cardiologa Maddalena  che la prende in cura, il suo cuore ha  subito un trauma, una battuta d’arresto, più che motivata. Le vicende familiari, i suoi rapporti con una madre anaffettiva, un fratello tanto più grande e diverso da lei, una vocazione universitaria interrotta quando nella sua vita compare una nuova passione, quella per la natura selvatica, per lo studio delle abitudini dei lupi, animali che potrebbero essere a rischio di estinzione se non ci fossero studiosi ed esploratori decisi a preservarne la vita: l’incontro con William, un canadese dai capelli rossi e dal fisico possente cambierà la sua vita e la sua visione del mondo. Gli anni trascorsi con lui in condizioni di vita primitiva, alla ricerca delle abitudini di animali che, considerati  feroci e distruttivi, si scoprono invece importanti per le loro migrazioni che rischiano di farli estinguere, per l’equilibrio biologico del pianeta al quale contribuiscono. Studiosi come Erik Zimen, David Mech, i maestri al cui lavoro di ricerca William si è ispirato,  insieme all’italiano Luigi Boitani, a cui era stato affidato il “Progetto Lupo”, daranno un motivo di approfondimento, una “bussola”  per  una materia così  particolare anche alla giovane Carlotta, che nel corso degli anni diventerà traduttrice, libraia, appassionata cultrice del mondo degli animali selvatici osservati nel loro habitat naturale. Nel romanzo di Patrizia Carrano tuttavia  c’è molto di più; c’è il rapporto privilegiato  con gli animali, cani, cavalli, lupi: Otto, il bassotto, e Spinotto sembrano veri personaggi che accompagnano con una muta vicinanza  la scelta  di solitudine della loro coraggiosa  padrona, riempiendo la loro “umana” di affetto e di  calda intimità. Ci sono le amiche, la veterinaria Giulia, la pragmatica Marzia, la vicina di casa Angela, importantissima nella fase di  crescita dei figli comuni; c’è anche Silvia, la figlia geniale che ha scelto di dedicarsi alla matematica in una università americana, nella vita complicata di Carlotta. La sensibilità con cui Patrizia Carrano affronta le varie fasi della vita di una donna del nostro tempo, affetti, sconfitte, abbandoni, malattie,  mi ha colpito e affascinato: servendosi di una lingua che con sapienza  padroneggia, sia nelle costruzioni sintattiche  che nelle appropriate scelte  lessicali, nell’uso  delle metafore, negli accostamenti simbolici, le pagine del romanzo, costruito con numerosi flashback di sicura efficacia narrativa, ci accompagnano suscitando interesse, curiosità, e  spesso commozione. Il lavoro di documentazione scientifica che accompagna il libro si affianca alle numerose citazioni letterarie che parlano di una grande assiduità alla lettura: ecco Checov, Coleridge, Galileo,  Shakespeare, Manganelli, affacciarsi nelle pagine in cui si alternano un presente concreto, il quotidiano del traffico romano,  delle cause legali, delle difficoltà della sanità pubblica, ad altri momenti altamente poetici, quelli della contemplazione della natura incontaminata,  gli odori, il fruscio delle foglie, lo spettacolo del cielo notturno, lo sguardo improvviso,  all’alba,  di un magnifico lupo solitario uscito dal branco, dell’amore nel suo aspetto unico, “Carlotta e William erano stati, nell’amore, l’assoluto l’uno del’altro.” Raccontare il mondo a partire da un albero, si propone l’editore. Nel caso del libro di Patrizia  Carrano il progetto appare assolutamente riuscito.
 
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