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Alessandro Giuli: “Il mio piano Olivetti per la cultura”
Alberto Mattioli, La Stampa, 16 novembre 2024
Redazione InPiù 17/11/2024
Alessandro Giuli: “Il mio piano Olivetti per la cultura”
Nella lugubre sala d’attesa del ministero, arredata con le foto dei predecessori in un bianco e nero jettatorio, Genny-la-gaffe non l’hanno ancora incorniciato: il successore, consapevole che prima o poi finirà appeso a quel muro anche lui, la chiama «la stanza degli impagliati». Intanto, concede la sua prima intervista da ministro della Cultura a un giornale italiano (ad Alberto Mattioli, sulla Stampa del 16 novembre). Alessandro Giuli è vestito da Giuli, panciotto, due anelli con sigillo, orologio alla catena, le (molte) sigarette sempre innestate nel bocchino. E ovviamente parla nel giuliese che fa la gioia degli imitatori: abbiamo tradotto il minimo indispensabile. Accoglie l’umile intervistatore tenendo davanti la copia molto sottolineata di un di lui commento dove si chiedeva alla destra di scegliere se ispirarsi a Gentile o Vannacci. Ministro, che dice? «Le istanze di Vannacci non sono tutte da respingere. Da rifiutare è il suo terribilismo, reincarnazione di un infantilismo declamatorio che era tipico di una certa destra. Bisogna quindi mettere ordine intellettuale dove il pensiero si fa viscerale. E qui serve Gentile: non quello dello Stato etico, ma quello che rivendica la tradizione rinascimentale e risorgimentale italiana». Lei però sarà giudicato da quel che farà. Dica tre progetti che vorrebbe realizzare a tutti i costi. «Il primo: rianimare la filiera dell’editoria, ma partendo dalla lettura. In Italia ci sono più libri pubblicati che lettori. Arriverà un finanziamento di 30 milioni per le biblioteche, che spesso sono in periferia, nei borghi, anche in luoghi problematici del Sud. Così si accorcia la distanza fra centro e periferia, fra Ztl e borgate: la lettura come alternativa allo spaccio o all’immersione solitaria nei social. Come Meloni ha un Piano Mattei per l’Africa, io voglio un Piano Olivetti per la cultura». Olivetti inteso come Adriano? Non è un nome di destra. «Sono temi di socialismo riformista abbandonati dalla sinistra. Ma tuttora validi».
Leggi l'intervista integrale sul sito di InPiù
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