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Marco Armoni: «Spie usate dai politici. Ma la nostra sicurezza è vecchia e inadeguata»

Hoara Borselli, Il Giornale, 27 ottobre

Redazione InPiù 27/10/2024

Marco Armoni: «Spie usate dai politici. Ma la nostra sicurezza è vecchia e inadeguata» Marco Armoni: «Spie usate dai politici. Ma la nostra sicurezza è vecchia e inadeguata» Marco Armoni è un esperto rinomato nel campo della cybersecurity e dell'intelligenza artificiale, con una carriera accademica e professionale che spazia su oltre tre decenni, viene intervistato sul Giornale di domenica 27 ottobre da Hoara Borselli. Attualmente ricopre, fra l'altro, il molo di Senior trainer e coordinatore della Facoltà di intelligenza artificiale presso la New York University. Professor Armoni, chi sono i responsabili del fenomeno di dossieraggio e spionaggio cui stiamo assistendo? Uomini dello Stato? «Certo, potrebbero essere uomini dello Stato. Sicuramente c'è una loro responsabilità se vengono intesi come funzionari dei vari enti che non adempiono a quelli che sono i requisiti di sicurezza». Questo perché avviene? «Perché abbiamo ancora una sicurezza che è molto antica e non allineata agli standard». Cosa pub dirci rispetto allo spionaggio industriale e alle informazioni usate contro competitor esterni e interni? «Generalmente quando parliamo di spionaggio industriale parliamo di questo: della costruzione di informazioni che possono servire o per danneggiare la persona su cui sono state richieste le informazioni oppure per favorirla. Mi ricordo anni fa di un funzionario, parliamo di industria militare, che girava tutti i progetti ad un competitor, in modo tale che potesse arrivare pronto, prima dell'azienda per la quale lavorava. Questo è all'ordine del giorno in tutto il mondo». Le tecnologie renderanno sempre più facile spiare? «Finché noi come Italia continuiamo a pensare a una sicurezza vecchia, cioè fatta come si faceva 10 anni fa, sarà sempre più facile. Dobbiamo svegliarci perché il mondo è totalmente cambiato. Dobbiamo adeguarci». Dobbiamo rassegnarci all'idea che questo sia diventato ormai uno strumento per la lotta politica? «Questo è sempre stato. Ma ribadisco: se noi avessimo dei protocolli di sicurezza robusti, tutto questo sarebbe molto più difficile. Se noi invece di fare le boutade a livello politico, ovvero dire che mettiamo un miliardo sull'IA generativa ci preoccupassimo veramente di andare a proteggere i nostri sistemi e i nostri accessi, sarebbe tutto diverso». 
 
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