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Carlo Jean: Per Israele sradicare Hamas è questione di vita o di morte

Fabio Dragoni, La Verità, 6 novembre

Redazione InPiù 09/11/2023

Carlo Jean: Per Israele sradicare Hamas è questione di vita o di morte Carlo Jean: Per Israele sradicare Hamas è questione di vita o di morte Lo sradicamento di Hamas è per Israele una questione di vita o di morte. Lo afferma il generale Carlo Jean intervistato da Fabio Dragoni per La Verità del 6 novembre.Generale Carlo Jean, dall'alto della sua esperienza militare sul campo, le chiedo di descrivermi in parole semplici l'operazione che l'esercito israeliano sta portando avanti nella striscia di Gaza. «Un combattimento all'interno di una superficie densamente abitata e fortificata che si svolge su due piani completamente differenti. Uno in superficie, dove predomina la presenza di civili. Ed uno in profondità, caratterizzato dalla presenza dei miliziani di Hamas che si nascondono nei cunicoli assieme agli ostaggi». L'esistenza dello Stato di Israele ha da sempre trovato fondamento sui principi della dissuasione e deterrenza. Ma in questa situazione ribattere colpo su colpo anche con maggiore energia significa porre a rischio la vita di molti civili. Questo finirebbe per far aumentare il consenso o comunque la benevolenza nei confronti di Hamas da parte della comunità internazionale. Israele è in un vicolo cieco? «Non bisogna sopravvalutar e l'impatto che le manifestazioni di piazza in Occidente possono avere sulle decisioni del governo israeliano. Per quest'ultimo il problema è vincere o morire, perché se per caso non riesce a raggiungere il suo obiettivo, cioè un'eradicazione completa di Hamas, si pone praticamente in dubbio la sua stessa futura esistenza. Israele è continuamente sotto attacco. Tanti sono i suoi nemici: Hamas, Hezbollah, i pasdaran iraniani e così via. Se combatti per la vita o la morte non ti lasci condizionare dalle manifestazioni di piazza all'estero. L'unica cosa di cui Israele deve preoccuparsi è di avere il sostegno degli Stati Uniti. E quest'ultimo invece sì che può essere influenzato dalle manifestazioni pubbliche di dissenso in piazza. Ecco come mi spiego le dichiarazioni della Casa Bianca in merito alla necessità di corridoi umanitari dentro la striscia di Gaza. E può darsi che Israele, in tal senso, qualche misura simbolica la attui. Più per mettere un ombrello sulla testa di Biden che altro». Israele è sempre stata abituata ad imporre e quindi vincere guerre di breve durata. In questa situazione però rischia una guerra lunga e logorante? «Il rischio della guerra lunga è molto pesante. Israele non ha un esercito professionale ma di cittadini. Questi sono anche il fulcro dell'economia israeliana. E non possono essere permanentemente distratti dalle loro attività. Arriverà un momento in cui la mobilitazione deve cessare. Perché ciò succeda Hamas deve essere però definitivamente distrutta. Se ciò non avvenisse nulla sarebbe ottenuto». Al di là delle dichiarazioni di Hezbollah, dobbiamo effettivamente attenderci un rischio di allargamento del conflitto a nord in Libano? «A mio avviso su quel fronte ci sarà una guerra a bassa intensità. Hezbollah non metterà sul campo tutta la sua forza militare perché teme la risposta devastante di Israele messa spalle al muro. Un po' come la Russa a Grozny in Cecenia o Assad ad Aleppo». Come cambia la governance di Israele in tempo di guerra? «A mio avviso, la guerra è condotta dal Consiglio di guerra in cui militari hanno molta voce in capitolo. La maggioranza di questi, con l'eccezione di qualche generale in congedo, è dell'idea che Israele debba andare fino in fondo». (Leggi l'intervista completa sul sito InPiù)
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