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Ami Ayalon:"Hamas non si sconfigge solo con la forza militare"

Davide Maitei, La Stampa, 28 ottobre

Redazione InPiù 29/10/2023

Ami Ayalon: Ami Ayalon:"Hamas non si sconfigge solo con la forza militare" "Quando sei militare in un campo di battaglia non devi sapere nulla dei nemici che ammazzi - io non ne vado orgoglioso, ma ne ho uccisi molti -, quando combatti la guerra al terrorismo però, devi sapere tutto di ognuno di loro». Così Ami Ayalon (Tiberiade, 1945), l'ex capo dello Shin Bet, i servizi segreti israeliani, intervistato sulla Stampa del 28 ottobre da Davide Maitei: «Quando sai tutto del tuo nemico, lui diventa un essere umano, lo capisci, anche se non condividi nulla, alla fine non hai più paura di lui». Dopo quel periodo (1996-2000) Ayalon, già medaglia al valore militare a 24 anni, è stato molto altro: candidato alle primarie laburiste, poi ministro sotto il governo di Ehud Barak e, negli ultimi decenni, tenace sostenitore del processo di pace tra Israele e Palestina. «L'equazione è semplice: noi avremo la nostra sicurezza solo quando i palestinesi avranno speranza», ripete instancabilmente. Ayalon d ha ricevuto died giorni dopo l'arsa lto di Hamas, nel Moshav, la comunità agricola nella quale vive, vicino Haifa, e l'abbiamo risentito al telefono ieri.
 
La sua preoccupazione di"colomba" si è trasformata in amara costernazione: «Hanno ucciso bambini, donne, li hannobruciati, è stato un massaco», mentre sull'intervento di term pronuncia oggi parole di "falco" quasi lottando contro) se stesso. Un'operazione di terra dello Tsahal è necessaria? «Non è solo necessaria, è fondamentale per la sopravvivenza di Israele. Non possiamo lasciare che Hamas controlli i palestinesi a poche centinaia di metri da villaggi israeliani: per quanto alti saranno i nostri muri e sofisticata la nostra tecnologia, troveranno il modo di penetrare di nuovo e ucciderci». C'e chi teme si trasformi in una guerra contro i palestinesi di Gaza. «Dobbiamo innanzitutto dire che la nostra guerra è contro ilbraccio armato di Hamas, le brigate Fzzedin al-Qassam e i leader politici, cinque o sei capi che hanno diretto l'orribile assalto del 7 ottobre. Dobbiamo dire al mondo che non combattiamol'Islam, maun'ideologiache non accetta il nostro diritto a creare uno Stato. E poi dobbiamo assicurarci che uno dei parametri sia evitare quante più vittime civili possibili. Quanto meno saranno le vittime, quanto prima arriverà la nostra vittoria e la comprensione delle persone che oggi odiano quello che stiamo facendo».
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