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Roger Cohen: «Paese sotto choc ma anche furioso. Due Stati separati l'unica soluzione»

Paolo Valentino, Corriere della Sera, 18 ottobre

Redazione InPiù 20/10/2023

 Roger Cohen: «Paese sotto choc ma anche furioso. Due Stati separati l'unica soluzione» Roger Cohen: «Paese sotto choc ma anche furioso. Due Stati separati l'unica soluzione» «Israele è in uno stato di choc estremo. Le persone sono furiose verso Hamas, responsabile di un crimine malvagio, che ha rianimato qualcosa di molto profondo negli ebrei: due millenni di persecuzioni e ovviamente l’Olocausto. Israele doveva essere la terra che avrebbe posto fine a questi pogrom. E d’improvviso scoprono che non lo è. Questo ha sconvolto tutti. Si sentono minacciati da uomini armati fino ai denti. C’era il sentimento prevalente che le cose stessero muovendosi in direzione della pace, mi riferisco agli accordi di Abramo o alle trattative con l’Arabia Saudita, e che la questione palestinese fosse stata marginalizzata. Tutto questo è scomparso di fronte a 1.440 israeliani assassinati in modo barbaro da  Hamas». Così Roger Cohen, giornalista del New York Times intervistato da Paolo Valentino per il Corriere della Sera alla vigilia del conferimento a Cohen del premio Pulitzer per l’International Reporting, insieme a un gruppo di colleghi del New York Times, premiati per la copertura della guerra in Ucraina. A farglielo vincere «The Making of Vladimir Putin», straordinario ritratto del presidente russo.  Volato in Israele il giorno dopo l’attacco di Hamas per raccontare dal vivo il dramma del Paese. È stato nel deserto del Negev, sui luoghi del rave trasformatosi in un massacro, dove i terroristi hanno ucciso oltre 250 ragazze e ragazzi: «Quando stai lì, senti ancora tutto quello che è successo. Erano giovani e volevano solo ballare». «C’era anche tanta rabbia verso il governo—dice al telefono da Tel Aviv— la gente ne percepisce l’incompetenza, la distrazione verso problemi secondari, come la riforma giudiziaria, i coloni della West Bank da difendere in incidenti provocati da loro stessi. Questo non è stato solo il governo più a destra della storia di Israele ma anche il più inetto. È ovvio che la responsabilità ricada sui leader del Paese, soprattutto sul premier Netanyahu». Ci sarà una resa dei conti? «Non adesso. Le indagini, la commissione parlamentare d’inchiesta, capire come Hamas abbia superato barriere considerate imprendibili e per 12 ore abbia potuto uccidere a suo piacimento, tutto questo accadrà. Ma ora la priorità è un’altra: occorre essere uniti e porre fine una volta per tutte ad Hamas come potere militare e politico a Gaza». (Leggi l'intervista completa sul sito InPiù)
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