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Renzi: “Un colpo al disgelo con Bin Salman, servirà tempo per tornare al dialogo”

Francesco Olivo, La Stampa, 11 ottobre

Redazione InPiù 15/10/2023

Renzi: “Un colpo al disgelo con Bin Salman, servirà tempo per tornare al dialogo” Renzi: “Un colpo al disgelo con Bin Salman, servirà tempo per tornare al dialogo” “Un colpo al disgelo con Bin Salman, servirà tempo per tornare al dialogo”. Matteo Renzi, intervistato da Franscesco Olivo per La Stampa dell’11 ottobre,  conosce il Medio Oriente, non solo per il suo passato da presidente del Consiglio, ma anche per la collaborazione con l’Arabia Saudita, che tanto polemiche ha generato. Secondo Renzi, anche l’Europa può giocare un ruolo per superare la crisi, «ma non deve fare solo da spettatrice degli orrori». Senatore, cosa rappresenta l’attacco di sabato? «È una svolta terribile e non solo per il Medioriente. Abituati al chiacchiericcio rasoterra della nostra politica non ci rendiamo conto che dopo l’invasione russa in Ucraina sono saltati equilibri decennali. Focolai pericolosi nei Balcani, violenze sugli armeni in Nagorno Karabakh, colpi di Stato in Africa, tensioni nel Mar Cinese. L’anarchia regna sovrana, senza l’iniziativa diplomatica delle istituzioni internazionali che brillano per la loro assenza. La violenza terrorista di Hamas non è solo un disastro per il Medioriente ma rischia di essere la goccia che fa traboccare un vaso già colmo di odio». È concreto lo scenario di un allargamento del conflitto, per esempio all’Iran? «Non c’è dubbio che l’azione di Hamas sia stata sostenuta da Teheran. Non credo che questo provocherà un conflitto diretto Israele-Iran ma costringerà la comunità civile internazionale a rivedere rapporti con il regime iraniano». Israele è più debole di quanto si pensasse? «Farsi sorprendere in questo modo così devastante pone Israele in una condizione di debolezza inedita al meno da mezzo secolo». Il Mossad e l’esercito sono stati beffati in maniera clamorosa, come se lo spiega? «Israele viene da un biennio di logorio interno per la fragilità del sistema politico e per le manifestazioni contro la riforma della Giustizia. Mentre le coalizioni si facevano e disfacevano alla Knesset, mentre i cittadini protestavano per una proposta di legge nella striscia di Gaza si preparava un attacco, persino più grave dell’11 settembre nel rapporto tra morti e popolazione dello Stato». C’è dietro una lezione che va al di là di Israele? «C’è un tema di debolezza strutturale delle democrazie, specie quelle prive di solidità dei governi. Ma non è il tempo dell’analisi: verrà il giorno in cui Israele rifletterà sulle proprie debolezze». E ora cosa succederà? «Gli israeliani reagiranno nel modo più duro. E lo faranno tutti insieme, come è comprensibile e logico. Dopo un attacco di queste dimensioni solo chi ha un cuore di pietra può negare al popolo d’Israele il diritto - e aggiungo il dovere - di esistere. E di resistere. La democrazia israeliana ha i suoi problemi, ma chi vuole cancellare questo Stato dalla mappa geografica non può prevalere». Lei è intervenuto alla Knesset nel 2015 e ha parlato del piano «due popoli due Stati», crede ancora che quella sia la strada? «Sì. Ma l’attacco di Hamas ha tra le vittime collaterali la leadership palestinese. Gli attacchi di sabato hanno ridotto, se non cancellato l’agibilità politica del governo di Ramallah la cui debolezza è purtroppo evidente». (Leggi l'intervista completa sul sito InPiù)
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