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Sgarbi: “La creatività non è di destra o sinistra ma si poteva fare a meno di un liceo”

Maria Corbi, La Stampa, 18 maggio

Redazione InPiù 20/05/2023

Sgarbi: “La creatività non è di destra o sinistra ma si poteva fare a meno di un liceo” Sgarbi: “La creatività non è di destra o sinistra ma si poteva fare a meno di un liceo” Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, è il nuovo sindaco di Arpino, borgo del Frusinate dove ha avuto i natali Cicerone. Intervistato da Maria Corbi per La Stampa del 18 maggio, all'indomani dell’insediamento e dell'annuncio di progetti come l’istituzione di una scuola di oratoria, ha risposto sul tema del nuovo liceo del made in Italy, voluto dal ministro Adolfo Urso e sponsorizzato dalla presidentessa del Consiglio Meloni. «Che se ne poteva fare anche ameno». Ma come? «Penso che i licei classico e scientifico siano più che sufficienti. Il design è materia universitaria come le tecniche artigianali sono materie da istituto professionale». Ma c’è bisogno di mano d’opera nei distretti industriali. Lo fanno anche per questo. «Appunto. Non lo chiamerei comunque liceo, ma istituto tecnico. Prima di impiegarti nei settori del made in Italy devi imparare l’anima del mondo, i concetti, la bellezza dell’arte. Poi uno che fa questo liceo che vantaggio ne ha. Se si deve andare a lavorare nei distretti servono semmai l’apprendistato o una scuola tecnica. Non un liceo». Pensa che in tutto questo, e parlo del decreto sul made in Italy, prevalga la narrazione sovranista? «Vi ricordo che furono Alemanno e i ministri di destra a restituire a Carlo Petrini il primato della sovranità alimentare, un ulteriore avanzamento, che lui introdusse in chiave progressista al tema del made in Italy. Che può essere legato al cibo ma anche alla capacità artigianale. Non è altro che la continuazione naturale delle capacità creative degli artisti italiani. Abbiano avuto Giotto e poi Emilio Pucci. Non c’entrano né la destra né la sinistra». Tutti questi marchi del made in Italy se parliamo di moda, ma non solo, sono in mano agli stranieri. Hai voglia a dire sovranismo…«Questa è un’evoluzione della moda e del design, ma il made in Italy rimane tale anche se lo producono gli stranieri. Il produttore conta meno dell’inventore». Ma poi sono i produttori, spesso stranieri, a fare profitti. «Il fatto dei costi riguarda il percorso produttivo non creativo. Molte cose italiane sono vendute da gruppi internazionali. Dobbiamo tutelare la creazione». E c’è il tema della sovranità alimentare. «Il tema della sovranità alimentare è in realtà la difesa di una produzione legata al la nostra terra, al nostro vento, al nostro clima che rendono unici i prodotti, come dice anche Farinetti».
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