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Calderoli “Ora serve il governatore d'Italia. Senza autonomia lascio la politica”

Giovanna Casadio, la Repubblica, 15 maggio

Redazione InPiù 20/05/2023

Calderoli “Ora serve il governatore d'Italia. Senza autonomia lascio la politica” Calderoli “Ora serve il governatore d'Italia. Senza autonomia lascio la politica” «Le riforme costituzionali non rallenteranno l’autonomia differenziata». Sul tavolo tra le proposte che la Lega sta studiando c’è il “governatorato”, cioè un presidente del Consiglio eletto direttamente sul modello delle Regioni, prevedendo però contrappesi come la “fiducia costruttiva”. Se si arenasse, abbandonerei la politica. Sul serio, non come disse Renzi». Lo afferma Roberto Calderoli, ministro leghista per gli Affari regionali, intervistato da Giovanna Casadio per la Repubblica del 15 maggio. C’è una deriva autoritaria del governo, dall’elezione diretta del presidente della Repubblica o del premier, alle epurazioni in Rai? Salvini saluta Fazio e Littizzetto con un “Belli ciao”. «Derive autoritarie ci saranno state in passato! Sulla Rai il governo mi pare inattaccabile. Che la sinistra, la quale ha fatto carne di porco del sistema radiotelevisimo con le lottizazioni, ora attacchi, mi fa incavolare. E sono d’accordo con Salvini. Per quello che hanno detto e fatto pagati dalla Rai, è giustificato l’addio di Fazio e Littizzetto». Le riforme costituzionali di Giorgia Meloni rallentano la “sua” autonomia differenziata? «Non c’è la riforma di Meloni, bensì di tutto il centrodestra. Nel pacchetto riforme c’è sia l’autonomia differenziata che il presidenzialismo o forme simili. Devono entrambe arrivare a conclusione entro la fine della legislatura. Non sono in concorrenza». Una accentra e l’altra devolve alle Regioni? «Una rafforza i poteri del governo, non accentra. E l’autonomia rafforza i poteri territoriali che sono delle Regioni». Quindi sulle riforme costituzionali condividerete il presidenzialismo, il semipresidenzialismo o il premierato? «Nel programma di governo c’è l’intesa sull’elezione diretta del presidente della Repubblica. Abbiamo ora fatto una valutazione dei pro e dei contro. Se in Italia ci fosse l’elezione diretta, il capo dello Stato diventerebbe una figura politica, non più super partes, che è il ruolo perfettamente incarnato da Sergio Mattarella. Preciso: da Mattarella, perché non sempre è stato cosi». E allora? «A questo punto la riflessione è per modifiche limitate, e il premierato potrebbe essere la strada giusta». D’accordo quindi con il sindaco d’Italia? «L’elezione diretta del presidente del Consiglio non è il sindaco d’Italia, che personalmente giudico una bestemmia. Piuttosto penso al modello “governatore” della Regione, ma calato nel contesto nazionale. Significa che il capo del governo è eletto direttamente dal popolo però collegato a una coalizione di governo che gli garantisca una maggioranza certa in entrambe le Camere. Il principio del premier eletto deve essere controbilanciato dal ruolo del Parlamento, pertanto occorrerebbe introdurre la “fiducia costruttiva”, ovvero solo la maggioranza che ha espresso il premier, ha la possibilità di trovarne un altro, in casi particolari».
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