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Cacciari: “Questa festa dà fastidio a Giorgia ma ormai il fascismo è morto e sepolto”

Andrea Malaguti, La Stampa, 26 aprile

Redazione InPiù 28/04/2023

Cacciari: “Questa festa dà fastidio a Giorgia ma ormai il fascismo è morto e sepolto” Cacciari: “Questa festa dà fastidio a Giorgia ma ormai il fascismo è morto e sepolto” «Il fascismo come prospettiva di sistema può abitare solo nella testa di qualche idiota che ancora lo usa come strumento di lotta politica». È come se stessimo guardando tutti dalla parte sbagliata. Soprattutto al periodo sbagliato Lo afferma Massimo Cacciari intervistato da Andrea Malaguti per La Stampa del 26 aprile. Perché il problema della destra non è il Ventennio, morto, sepolto, non più resuscitabile, piuttosto gli Anni Settanta. Il bubbone è lì. I tentativi di golpe. Gli attentati. Gli assalti di piazza San Babila cari al presidente del Senato Ignazio La Russa e a buona parte della classe dirigente della destra fedele a Giorgia Meloni. Di quelli non si parla mai. Mentre facciamo finta di ignorare i guai del presente e ci lasciamo ipnotizzare dall’infinito circolo vizioso della marcia su Roma. Una distorsione ottica che alimenta lo stucchevole rancore tra governo e opposizione soffocando il Paese. Professor Cacciari, ha visto la lettera inviata da Giorgia Meloni al Corriere della Sera sul 25 aprile? «Grosso modo». La snobba? «Ma no, constato solamente che siamo finiti nel solito circolo vizioso». Cito: da molti anni i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo. Interessante, no? «Forse, ma il punto è che siamo sempre lì. Meloni sente ancora la necessità di giustificarsi (e se ne capiscono bene i motivi), mentre i suoi avversari continuano a parlare di fascismo come se fosse una minaccia reale». Non lo è? «Figuriamoci. Il fascismo come prospettiva di sistema può abitare solo nella testa di qualche idiota che ancora lo usa come strumento di lotta politica. Esattamente come Berlusconi faceva con il comunismo e il socialismo reale, sepolti dalla guerra fredda». A sentire alcuni ministri del governo verrebbe da dubitare. «Lo comprendo, bisognerebbe che tutti, nessuno escluso, avessero il coraggio di dire che non c’entrano con quel passato e che riconoscono in pieno una sconfitta storica indiscutibile. Perché, lo ripeto: il fascismo non esiste più e non esisterà mai più». Le democrazie veleggiano verso meravigliose sorti progressive? «È esattamente l’opposto, lo sostengo da anni». Non è che la destra fa più fatica a chiudere i conti con gli anni Settanta che con il Ventennio? «Questo è sicuro. Il grosso problema sta proprio lì. Nella storia di una buona parte di quella classe dirigente. Nell’eredità di Almirante e dell’Msi. Negli Anni Settanta il pericolo fascista e il pericolo autoritario erano ancora molto presenti. Ricordiamoci di Tambroni, dei morti di Reggio Emilia, dei colonnelli greci, del golpe Borghese o delle squadracce a San Babila. Ecco, i dirigenti della destra dovrebbero parlarci di quello». Non hanno fatto i conti con quella storia? «Chi lo sa. Io spero di sì. Si fa una grande confusione quando si parla delle responsabilità della classe dirigente di adesso e dei fantasmi del fascismo, che, vale la pena ricordarlo oggi, 25 aprile, è stata una tragedia europea, non una storiella nazionale. Ha riguardato la Gran Bretagna, la Francia di Pétain, la Bulgaria, l’Ungheria, la Romania. Nei paesi dell’Est c’erano fascisti a bizzeffe. Non solo in Italia e in Germania. L’Europa è stata sconfitta integralmente».
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