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Lollobrigida: “Fino a 500 mila posti di lavoro per immigrati formati in patria”

Marco Bresolin, La Stampa, 1 marzo

Redazione InPiù 03/03/2023

Lollobrigida: “Fino a 500 mila posti di lavoro per immigrati formati in patria” Lollobrigida: “Fino a 500 mila posti di lavoro per immigrati formati in patria” In Italia ci sono «tra i 300 mila e i 500 mila posti di lavoro disponibili» e questo «può dar vita a un’immigrazione legale che noi riteniamo giusta». Perciò il governo sta studiando una modifica del decreto flussi. Lo afferma Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste intervistato da Marco Bresolin per La Stampa dell’1 marzo. Lei ha parlato di un nuovo decreto flussi per far entrare in Italia 500 mila persone, poi ha corretto il tiro: c’è o no questo decreto? «Io dico che in Italia il lavoro c’è, in tanti settori: agricoltura, ma anche edilizia, trasporti, turismo e non solo. C’è una richiesta di forza lavoro che non riusciamo a colmare sul mercato interno, anche a causa del reddito di cittadinanza che ha aumentato la carenza di persone disponibili a fare determinate attività». Sono i lavori «che gli italiani non vogliono più fare?» «Dire che esistono attività non adatte a un italiano è una cosa che io considero razzista. Tutti i lavori sono degni e qualora ce ne fossero di indegni non si può certo pensare di importare schiavi dall’estero». Però? «Però oggi abbiamo tra i 300 e i 500mila posti di lavoro disponibili. E questo può dar vita a immigrazione legale, che noi riteniamo giusta. Siamo qui a Bruxelles, dove i nostri nonni sono venuti a scavare nelle miniere attraverso una migrazione legale. E questa può essere usata anche nelle interlocuzioni con alcune nazioni (Paesi, ndr) del Nordafrica, dalle quali provengono oggi molti immigrati clandestini, tipo la Tunisia». L’Italia andrà a caccia di lavoratori nel Nordafrica? «I decreti flussi vanno predisposti cercando prima di tutto di esaurire l’offerta interna, per esempio dando la possibilità a chi dice in maniera pretestuosa che l’alternativa al reddito di cittadinanza è andare a rubare». L’impressione è che non basterà, no? «E allora bisogna aprire i flussi, che noi dobbiamo definire in maniera diversa da come sono stati definiti finora. Il 26 di novembre io mi sono opposto all’approvazione del decreto flussi per il 2022 perché non aveva senso. Io dico: analizziamo quello che non riusciamo a colmare con la nostra offerta interna e poi scegliamo di far entrare regolarmente la forza lavoro che arriva da fuori. Per questo abbiamo deciso di lavorare sul nuovo decreto flussi, di cambiarne le regole». 
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