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Niccolò Carratelli, La Stampa, 18 dicembre
Redazione InPiù 18/12/2020

Quale era il problema? «Solo la necessità di sottolineare che un piano vigente c'era, per cui sarebbe stato scorretto ignorarlo, e che prevedeva certe prescrizioni che sarebbero state probabilmente utili per le fasi iniziali di questa pandemia, pur non essendo questo un virus influenzale». Piano vigente, ma aggiornato e adeguato ad affrontare la pandemia? «Il piano viene aggiornato in due casi: una differente situazione epidemiologica riguardante i virus influenzali e nuove linee guida diffuse dall'Oms. Il primo punto è rimasto invariato dal momento della stesura, nel 2006, mentre il secondo è cambiato nel 2018, con ben tre nuovi documenti Oms, e una raccomandazione dell’Ente europeo per il controllo delle malattie del novembre del 2017». E il nostro ministero della Salute li ha recepiti? «Non lo so. Io, prima di andare via, nell’ottobre 2017, avevo allertato il ministro (Beatrice Lorenzin, ndr) sulla necessità di un aggiornamento del piano, sulla base delle linee guida in arrivo. Poi ci sono state le elezioni, un nuovo governo, non so se è stato fatto. In ogni caso, si sarebbe trattato sempre di un piano contro virus differenti rispetto al SARS-Cov-2». Ossia, non sarebbe comunque servito contro il Covid? «Siamo di fronte a un virus diverso dai virus influenzali, che si muove molto velocemente, accompagnando la mobilità umana, con una diffusione nella popolazione che precede di parecchie settimane le evidenze cliniche, e quindi è difficile da identificare. Spesso si prende ad esempio il piano pandemico della Svizzera, aggiornato al 2018:io sono in Svizzera e posso assicurarle che non è messa meglio dell’Italia. Nessun paese europeo lo è».
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