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Carceri, il Cnel propone “Recidiva Zero”

Un programma per favorire la formazione e il reinserimento dei detenuti

Luciano Panzani 04/07/2025

Carceri, il Cnel propone “Recidiva Zero”  Carceri, il Cnel propone “Recidiva Zero” La condizione delle nostre carceri è troppo nota e troppe volte ne abbiamo parlato perché sia necessario sensibilizzare i lettori sul tema. Sino ad oggi le iniziative per porre rimedio a questa tristissima situazione sono state insufficienti e non hanno sortito effetti. Le condizioni di sovraffollamento si sono anzi aggravate. Prova ad intervenire il Cnel, Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, ente previsto dalla nostra Costituzione, ma rimasto sempre privo di reale potere di influire sulle politiche dei Governi. Sotto la presidenza Brunetta il Cnel ha avviato molte attività, anche se sino ad oggi con modesta attenzione da parte delle altre Istituzioni. Dopo la recente iniziativa del Presidente della Repubblica, che ha giustamente richiamato l’attenzione di tutti sulle condizioni delle nostre carceri, il Cnel a seguito di una giornata di lavoro con il Ministero della Giustizia, propone il programma Recidiva Zero che vorrebbe porre rimedio al numero rilevante di detenuti recidivi. Si tratta di un “un cronoprogramma dettagliato di interventi e attività volte, in un quadro organico e sinergico di collaborazione, a promuovere, favorire ed accompagnare, con le competenti strutture del Ministero della Giustizia, del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e degli Uffici del Garante nazionale, i percorsi di istruzione, formazione e inserimento lavorativo delle persone private della libertà personale”.
 
Si intende modificare un regolamento esistente che pone limiti agli interventi delle imprese che occupano detenuti, sia all’interno che all’estero delle carceri. Si vogliono mobilitare le organizzazioni datoriali ed i sindacati. Si vuole potenziare una piattaforma informatica, il Sistema Informativo per l'Inclusione Sociale e Lavorativa, per incrementare le possibilità di occupazione dei detenuti. Si vuole intervenire anche sulla formazione universitaria. Queste le iniziative principali, certamente benvenute, sperando che le convenzioni non rimangano lettera morta e che il tutto si inserisca in un quadro sinergico, che migliori sotto ogni profilo le condizioni dei detenuti, che sono veramente gravi, a cominciare dal sovraffollamento. Auguriamoci che con l’appello del Capo dello Stato, si passi dalle parole ai fatti. Purtroppo le tante esperienze passate inducono un certo scetticismo.
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