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Sinistra alla deriva in Europa, con l'eccezione Romania

A Bucarest l'europeista Dan ha sconfitto il sovranista Simion sostenuto da Meloni

Piero Ignazi 20/05/2025

Sinistra alla deriva in Europa, con l'eccezione Romania Sinistra alla deriva in Europa, con l'eccezione Romania Il voto di domenica in Portogallo, Romania e Polonia ha un comune denominatore: i partiti che si richiamavano in qualche modo alla sinistra sono alla deriva. Anche in Portogallo, dove il glorioso partito socialista di Mario Soares e Antonio Costa ha governato per decenni e con ottimi risultati, spesso superando il 40%, ora è retrocesso a partito medio, quasi alla pari con Chega, un movimento di estrema destra che nel 2019 aveva ottenuto l’1.3%. Ad ogni modo anche questa volta, in assenza di una maggioranza omogenea si dovrà ricorrere ad una grande coalizione: benzina per Chega, che non aspetta altro per continuare i suoi attacchi al sistema e all’establishment.  In Polonia, i socialisti non esistono proprio. L’eredità di Solidarnosc si è dispersa - e snaturata - in mille rivoli: ha tentato di appropriarsene anche il candidato del partito nazional-populista Pis festeggiando il suo risultato negli antichi stabilimenti dove operava il sindacato di Lech Walesa. E anche qui l’estrema destra monta, al punto che il candidato di un nuovo partito, antisemita come da tradizione polacca, è balzato al 22%.
 
La Romania potrebbe dare qualche speranza. Ma è accaduto tutto e di più in questi mesi per essere tranquilli, a iniziare dall’ invalidazione di un primo turno che, a mente fredda, solleva più di una perplessità. Qui, comunque, un partito socialista, seppure con alcune peculiarità, esiste e naviga intorno al 20%; e il sindaco di Bucarest Dan, con un profilo liberale e, soprattutto, filo europeo, ha sconfitto il candidato della destra Simion. Un risultato che ha anche un riflesso italiano in quanto Giorgia Meloni aveva esplicitamente sostenuto Simion, esponente del gruppo dei conservatori europei Ecr, al quale appartiene anche la nostra presidente del consiglio. Una ennesima riprova del gioco delle tre sedie di Meloni, che recita molte parti in commedia a seconda dei tavoli a cui partecipa: euro-scettica in alcuni, come nel caso rumeno, filo-europea o atlantista in altri, a seconda degli interlocutori. Dovrebbe esserci un limite al camaleontismo.
 
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