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La riforma della dirigenza pubblica

Più merito negli obbiettivi del ministro Zangrillo

Alberto Heimler 28/03/2025

La riforma della dirigenza pubblica  La riforma della dirigenza pubblica Qualche anno fa il direttore generale dell’autorità norvegese della concorrenza mi raccontò che loro assumevano i dipendenti come un’impresa privata, con un semplice colloquio. Ma non avete paura che così facendo venga assunto il cognato o il cugino dell’intervistatrice, gli chiesi? Ma che dici, mi rispose. Se venisse assunto un incompetente la responsabile dell’assunzione non potrebbe più presentarsi in ufficio per la brutta figura con i colleghi! Quanto aveva ragione! In Italia con le super rigorose commissioni di concorso, se i risultati non sono soddisfacenti in termini di capacità lavorative del neoassunto la responsabilità è della commissione, ossia di nessuno. Frequentemente, infatti, il membro interno si giustifica con gli esclusi, talvolta più meritevoli, sostenendo che lui si era opposto all’assunzione dell’incompetente, ma purtroppo la commissione aveva deciso altrimenti!
 
La riforma per la dirigenza proposta dal Ministro della Funzione Pubblica Paolo Zangrillo va in parte nella direzione della prassi norvegese (e di tanti altri paesi). Finalmente. Un certo numero di posizioni di dirigente (il 30% di quelle di dirigente di seconda fascia, il nerbo dell’Amministrazione, e il 50% delle posizioni di dirigente generale) viene lasciato libero per le promozioni interne. I candidati alla promozione (scelti tra i funzionari con almeno 4 anni di anzianità e tra i quadri con almeno 2 anni) sono individuati dal loro dirigente. Dovranno poi affrontare una prova scritta e un colloquio e valutati da una commissione formata da 5 dirigenti generali e da due professionisti esterni di selezione del personale. I promossi otterranno un incarico dirigenziale a termine non superiore a tre anni e se poi, in base ai risultati conseguiti, verrà loro rinnovato l’incarico, potranno, dopo una valutazione sull’attività svolta da effettuarsi almeno 4 anni dopo il primo incarico, entrare definitivamente nei ruoli.
 
 
Il percorso è accidentato, ma presenta numerosi vantaggi. Il primo è che diventare dirigente dipende da come si è lavorato e dai risultati conseguiti. L’incentivo a ottenere la promozione motiva funzionari e quadri. Il secondo è che la Commissione di valutazione è per larga parte interna. Il ricorso a Commissioni esterne crea infatti numerosi problemi, soprattutto perché i commissari esterni, spesso professori universitari, conoscono le materie scientifiche che insegnano, ma non sanno cosa specificamente l’Amministrazione fa, né le problematiche del giorno per giorno. Pertanto le scelte di commissioni siffatte raramente sono ottimali per le posizioni dirigenziali per le quali oltre le competenze tecniche sono indispensabili capacità gestionali e manageriali difficilmente valutabili con un esame. Infine, per partecipare a concorsi pubblici aperti anche all’esterno, funzionari e quadri devono soprattutto studiare le materie del concorso, sottraendo tempo ed energie al loro lavoro. La proposta del Ministro Zangrillo riequilibra anche questo non marginale elemento.
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