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Caso Almasri, i ministri riferiscono ma non chiariscono

Nordio e Piantedosi in audizione alla Camera

Paolo Mazzanti 05/02/2025

Caso Almasri, i ministri riferiscono ma non chiariscono Caso Almasri, i ministri riferiscono ma non chiariscono Ha suscitato più domande che risposte l’attesissima audizione in una Camera ribollente di polemiche dei ministri Nordio e Piantedosi sul rimpatrio del libico Almasri ricercato dalla Corte penale internazionale (Cpi). Nordio ha accusato la Cpi di aver marchianamente sbagliato il mandato d’arresto del 18 gennaio, per aver fatto decorrere i crimini di Almasri dal 2011 e non dal 2015; poi la Cpi si è corretta con l’emissione di un nuovo mandato il 24 gennaio, quando già Almasri era stato rimpatriato. Ma Nordio non ha spiegato perché non ha ritenuto di convalidare il suo arresto, in attesa delle correzioni della Cpi.  Piantedosi ha ammesso che l’aereo di Stato, con singolare preveggenza, era stato inviato a Torino a prelevare Almasri qualche ora prima che la Corte d’Appello, nell’inerzia di Nordio, ne ordinasse la scarcerazione. Poi ha aggiunto che l’espulsione si era resa necessaria per ragioni di sicurezza, perché Almasri è un pericoloso criminale, che però Nordio non aveva ritenuto di mantenere agli arresti.
 
È rimasto invece del tutto oscuro l’eventuale ruolo della premier Meloni, che non si è presentata in aula come reclamavano le opposizioni (“Più che del consiglio, sembra la presidente del coniglio” ha chiosato Elly Schlein). Esponenti della maggioranza come Mulè hanno riconosciuto che il trattenimento di Almasri avrebbe potuto provocare ritorsioni nei confronti degli italiani in Libia, forse attentati in Italia o aumento dei flussi migratori e riduzione dei flussi di petrolio e gas. Quindi la liberazione dell’assassino e torturatore di bambini libico sarebbe stata dettata da motivi di interesse nazionale, come ormai abbiamo capito tutti: ma perché il governo non lo ha detto? Perché si è trincerato dietro i cavilli da azzeccagarbugli di Nordio, trascurando la sostanza? Infine la destra ha affermato che gli accordi con la Libia risalgono al ministro piddino Minniti (governo Gentiloni), il che è vero. Ma lo stesso Minniti ha ricordato qualche giorno fa che i suoi accordi prevedevano il controllo Onu sulle carceri libiche. E noi ci chiediamo se non sia possibile anche oggi conciliare un po’ meglio i nostri interessi nazionali con i diritti dei poveri migranti detenuti nelle infernali carceri libiche.
 
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