Il miraggio del proporzionale

Il miraggio del proporzionale Marciare divisi per colpire uniti? L’intervento di Franceschini sta facendo discutere i partiti di centrosinistra che non riescono a diventare coalizione. Ma c’è un ma. Con l’attuale legge elettorale che ha un terzo di collegi uninominali, per vincere bisogna conquistarne una buona parte. E questo richiede accordi tra i partiti per scegliere i candidati unitari e votarli per farli vincere. Ciò significa che in certi collegi i grillini dovranno votare per i candidati di Renzi o Calenda, e viceversa. E questo presuppone almeno una qualche forma di accettazione reciproca e di condivisione del programma. Ciò che si potrebbe rinviare a dopo le elezioni è la definizione dettagliata del programma e la scelta del premier da proporre al Capo dello Stato, magari applicando il criterio del centrodestra: in caso di vittoria diventa premier il leader del partito più votato.
 
In realtà, l’uscita di Franceschini presuppone una legge elettorale proporzionale, magari con soglia di sbarramento, come per le europee. E’ questa la vera posta in gioco. Ma in Parlamento oggi non c’è una maggioranza a favore del proporzionale. Potrebbe esserci solo se Forza Italia votasse col centrosinistra. Per questo diversi esponenti dell’opposizione stanno sostenendo che col proporzionale Forza Italia sarebbe l’ago della bilancia e potrebbe aspirare a Palazzo Chigi, come riuscì a Craxi. E’ una sirena che alla lunga potrebbe anche ammaliare i forzisti, soprattutto se Piersilvio Berlusconi decidesse di scendere in campo.

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