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Giustizia ostaggio dello scontro governo-magistrati

Migliorano i tempi nel civile, male il penale anche per i buchi nell'organico

Luciano Panzani 27/01/2025

Giustizia ostaggio dello scontro governo-magistrati Giustizia ostaggio dello scontro governo-magistrati Alle inaugurazioni dell’anno giudiziario in Cassazione e nelle Corti di appello i magistrati sono usciti ovunque quando hanno parlato Nordio a Napoli e i rappresentanti del Ministro nelle altre città. Con ironia il sottosegretario Mantovano ha atteso a parlare per non “disturbare” l’uscita. E se Mantovano e Nordio si sono dimostrati concilianti con la protesta, escludendo che fosse un atto diretto contro il Governo, il viceministro Sisto ha invece parlato di “atti di belligeranza”. Difficile immaginare una trattativa (ad esempio sul “sorteggio” dei rappresentanti della magistratura nei due CSM che taglia le gambe alle correnti, a fronte dell’accettazione della separazione). L’accusa delle toghe di voler porre il PM alle dipendenze dell’Esecutivo è oggi infondata se si guarda al testo della proposta di riforma, ma domani? Il testo potrebbe anche esser cambiato ed in molti Paesi il PM è alle dipendenze dell’Esecutivo, pare senza troppi drammi. E per altro verso i magistrati non vogliono prendere in considerazione una realtà di fatto: l’enorme potere dei PM, anche grazie al circuito mediatico-giudiziario, aggravato dai tempi lenti della giustizia. Ci sarebbe dunque molto da discutere e da mediare. Questo muro contro muro non porta da nessuna parte e non pare, al momento, che ci sia volontà di ricucire.
 
Quanto ai numeri, se è vero che i dati del civile citati da Nordio mostrano un sostanziale realizzo degli obiettivi del PNRR (la riduzione dell’arretrato del 95%), va detto che a tale risultato si accompagnano numeri stridenti su molti altri fronti. I vuoti degli organici sono impressionanti:  1800 giudici in meno, i giudici onorari e i giudici di pace a ranghi ridottissimi con scoperture di organico che in molte sedi paralizzano gli uffici. Si ignora come questi numeri possano essere compatibili con il previsto aumento della competenza per valore del giudice di pace, stabilita dalla riforma Cartabia, tra poco in vigore. Anche le cancellerie sono decimate e lo è il personale dell’ufficio del processo, anche perché in molte sedi, a cominciare da Roma, si sono presi questi neo-assunti per ridurre i vuoti delle cancellerie. Si ignora tra l’altro con quali fondi questo personale sarà pagato dal 2027, quando il PNRR non ne coprirà più i costi.  A tutto ciò si aggiunge l’insuccesso dell’applicazione dell’informatica al processo penale. Il relativo programma, che con scarsa fantasia si chiama App, non funziona, tanto che oltre 70 tribunali e procure sono stati obbligati a sospenderne l’applicazione. Nordio dice che tutto rientrerà tra un anno.  Secondo il PG di Roma, Giuseppe Amato, l’insuccesso è figlio del fatto che invece di introdurre il programma dopo la sperimentazione, si è dato carico agli uffici di avvalersene mentre lo si sperimentava. I risultati sono comunque evidenti, in pieno contrasto con l’esperienza del civile, dove la sperimentazione fu fatta per settori del processo e nel giro di qualche anno si ottennero risultati molto positivi. Intanto il numero dei magistrati ogni 100.000 abitanti ci vede indietro rispetto alla maggior parte dei grandi Paesi europei. Gli interventi nel corso delle inaugurazioni sono stati unanimi: vi è necessità di uomini e mezzi, ma le risorse purtroppo ancora mancano.
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