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Democrazia a rischio per la concentrazione di potere

Necessarie regole più stringenti, soprattutto negli Stati Uniti

Riccardo Illy 17/01/2025

Democrazia a rischio per la concentrazione di potere Democrazia a rischio per la concentrazione di potere A seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia molti avevano pensato che quello fosse l’ultimo atto di sovvertimento delle regole e degli equilibri internazionali per opera del dittatore di un paese non democratico. La gravità dell’evento era attenuata dal fatto che fosse perpetrato da un paese che, al suo interno, non praticava le regole della democrazia. Quanto accaduto recentemente, dopo la seconda elezione di Donald Trump a Presidente degli USA, con le bellicose dichiarazioni espansionistiche del President elect e del prossimo membro del suo staff, Elon Musk, sembra ancora più preoccupante. Se poi alle minacce seguiranno i fatti, con l’annessione della Groenlandia e dello Stretto di Panama (quella del Canada ce la sentiamo di escluderla), saremo arrivati al capolinea della democrazia.
 
Viene allora da chiedersi come sia possibile che tutto ciò sia stato possibile negli Stati Uniti, presi per anni a modello da esportare delle moderne democrazie. La risposta sta probabilmente nelle regole di attuazione della democrazia, che non sono state adeguate a due cambiamenti epocali accaduti, in particolare negli USA, negli ultimi anni. Da un lato la concentrazione di ricchezza nelle mani di pochissimi imprenditori, i cui patrimoni valgono spesso più del PIL di paesi di medie dimensioni. Dall’altro, l’avvento di strumenti di comunicazione, come X, in grado di influenzare gli atteggiamenti e le azioni di voto di milioni di cittadini. Nei principali paesi europei (Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia) i finanziamenti privati ai candidati alle elezioni sono limitati nella quantità e, nel caso di società, in certi casi addirittura preclusi. Negli USA non vi sono praticamente limiti e questo ha permesso a Trump di raccogliere una quantità esorbitante di finanziamenti elettorali da parte di imprenditori che adesso si aspettano una contropartita. Nei paesi europei, anche se in Italia non hanno funzionato molto bene, esistono regole per impedire a chi, quale concessionario di un bene pubblico come le frequenze televisive, potrebbe influenzare masse importanti di elettori di essere candidato a ruoli pubblici.
 
Negli Stati Uniti nessuna norma ha vietato a Musk di utilizzare il suo social media X per favorire l’elezione del suo candidato Trump, né gli vieta di utilizzarlo per destabilizzare la democrazia in Gran Bretagna o in Germania. L’uso del potere economico e mediatico concentrato nelle mani di pochi per influenzare il risultato elettorale viola le regole della democrazia, dove una testa vale un voto e dove la formazione della decisione di voto deve maturare in un ambiente comunicativo libero e plurale. È tempo che la necessità di regole più stringenti a difesa dei valori e delle regole della democrazia venga promossa in tutti i paesi democratici, Stati Uniti in primis.
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