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Lo “scudo penale” per le forze dell'ordine

Ma è difficile evitare l'avviso di garanzia, che non è un'accusa

Luciano Panzani 16/01/2025

Lo “scudo penale” per le forze dell'ordine Lo “scudo penale” per le forze dell'ordine La proposta di introdurre nell’ambito del ddl Sicurezza una norma che protegga gli appartenenti alle Forze dell’Ordine dal rischio di essere iscritti a registro indagati nel caso in cui, a seguito del loro intervento, vi siano state lesioni o la morte di persone a cui essi si sono dovuti opporre, trae origine da recenti fatti di cronaca. Di fronte alle reazioni dell’opposizione è stato subito chiarito che la norma non farà parte del ddl e che in ogni caso non si tratterà di uno “scudo penale” a favore degli appartenenti alle Forze dell’Ordine.  Non ce n’è bisogno. L’art. 53 del codice penale già stabilisce che “non è punibile il pubblico ufficiale che, al fine di adempiere un dovere del proprio ufficio, fa uso ovvero ordina di far uso delle armi o di un altro mezzo di coazione fisica, quando vi è costretto dalla necessità di respingere una violenza o di vincere una resistenza all'Autorità e comunque di impedire la consumazione dei delitti di strage, di naufragio, sommersione, disastro aviatorio, disastro ferroviario, omicidio volontario, rapina a mano armata e sequestro di persona”.
 
Il problema è che per arrivare all’accertamento della non punibilità occorre aprire un procedimento ed iscrivere l’inquisito a registro indagati, per tutelare i suoi diritti in sede processuale, con il rischio altrimenti di compiere atti nulli, in una situazione in cui sovente gli atti che si debbono compiere (accertamenti, rilievi, autopsia ecc.) non sono ripetibili.E quello che è un atto dovuto, di per se stesso privo di ogni significato accusatorio, diventa grazie al sistema mediatico un’accusa penale in piena regola. Il mostro, a dire il vero, l’abbiamo creato tutti noi lasciando che l’avviso di garanzia troppo spesso diventasse un atto di accusa. Come rimediare? E’ difficile immaginare una norma di esonero perché, lo ripeto, l’iscrizione al registro indagati è una garanzia per l’indagato, non un’accusa. E allora? Si potrebbe immaginare che il PM che procede faccia due cose: a) rilasci una pubblica dichiarazione in cui dice che si tratta di atto dovuto a garanzia dell’appartenente alle Forze dell’Ordine, ciò ovviamente quando sia possibile; b) gli accertamenti vengano compiuti con la massima rapidità, in modo da chiudere la vicenda in poche settimane. Più in generale tutti noi, compresi politici, giornalisti, influencer dovremmo insistere nel dire che un avviso di garanzia non è un’imputazione, non significa nulla. 
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