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Lo “scudo penale” per le forze dell'ordine
Ma è difficile evitare l'avviso di garanzia, che non è un'accusa
Luciano Panzani 16/01/2025

Il problema è che per arrivare all’accertamento della non punibilità occorre aprire un procedimento ed iscrivere l’inquisito a registro indagati, per tutelare i suoi diritti in sede processuale, con il rischio altrimenti di compiere atti nulli, in una situazione in cui sovente gli atti che si debbono compiere (accertamenti, rilievi, autopsia ecc.) non sono ripetibili.E quello che è un atto dovuto, di per se stesso privo di ogni significato accusatorio, diventa grazie al sistema mediatico un’accusa penale in piena regola. Il mostro, a dire il vero, l’abbiamo creato tutti noi lasciando che l’avviso di garanzia troppo spesso diventasse un atto di accusa. Come rimediare? E’ difficile immaginare una norma di esonero perché, lo ripeto, l’iscrizione al registro indagati è una garanzia per l’indagato, non un’accusa. E allora? Si potrebbe immaginare che il PM che procede faccia due cose: a) rilasci una pubblica dichiarazione in cui dice che si tratta di atto dovuto a garanzia dell’appartenente alle Forze dell’Ordine, ciò ovviamente quando sia possibile; b) gli accertamenti vengano compiuti con la massima rapidità, in modo da chiudere la vicenda in poche settimane. Più in generale tutti noi, compresi politici, giornalisti, influencer dovremmo insistere nel dire che un avviso di garanzia non è un’imputazione, non significa nulla.
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