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Il governo e i diritti dei cittadini magistrati
L'intenzione governativa di ampliare l'obbligo di astenersi in caso di "gravi ragioni di convenienza"
Luciano Panzani 28/11/2024
L'aula di un tribunale
Una norma che il Cdm si appresterebbe ad approvare amplia le ipotesi in cui i magistrati possono essere sottoposti a procedimento disciplinare. Se al momento tra gli illeciti è prevista "la consapevole inosservanza dell'obbligo di astensione nei casi previsti dalla legge", il nuovo testo aggiunge le parole "o quando sussistono gravi ragioni di convenienza". Giudici e pm dovranno astenersi, cioè rinunciare a occuparsi di un fascicolo, non solo se si trovano in una situazione in cui la legge li obbliga a farlo - ad esempio se sono parenti di una parte in causa o se hanno un interesse economico nel procedimento - ma anche in ogni altro caso in cui esistano non meglio precisate "gravi ragioni di convenienza". Sino ad oggi le gravi ragioni di convenienza erano un'ipotesi di astensione volontaria del giudice, lasciata al suo prudente apprezzamento. A differenza dei casi di astensione obbligatoria, essa richiedeva l'autorizzazione del capo dell'ufficio, presidente del tribunale o procuratore della repubblica, per evitare che diventasse un alibi per sottrarsi a processi scomodi. L'intento del governo, abbastanza trasparente, è rendere impossibile ai giudici di occuparsi di casi in cui abbiano già anticipato il proprio orientamento critico nei confronti di iniziative del governo, quali membri o dirigenti delle associazioni dei giudici (come nel caso di Silvia Albano, presidente di Md, sulla politica migratoria e la vicenda Albania).
La legge oggi vieta ai giudici (e ai generali) di iscriversi ai partiti politici, ma non vieta l'associazionismo giudiziario, tutelato dalle libertà costituzionali di manifestazione del pensiero e associazione. Se è vero che la libertà del giudice di manifestare il proprio pensiero va esercitata con prudenza, come ha osservato Luciano Violante, e che il giudice deve apparire, non soltanto essere, imparziale, questi diritti rappresentano un'articolazione fondamentale dei diritti costituzionali di ogni cittadino. La Corte Costituzionale ha affermato che in linea generale, i magistrati debbono godere degli stessi diritti di libertà garantiti ad ogni altro cittadino, ma ha al contempo precisato che le funzioni esercitate e la qualifica rivestita dai magistrati non sono indifferenti e prive di effetto per l'ordinamento costituzionale, al fine di stabilire i limiti che possono essere opposti all'esercizio di quei diritti. Ma il vincolo stabilito dalla Costituzione, tuttavia, sta nell'art. 98, comma 3, che consente limitazioni al diritto di iscriversi ai partiti. E' un ammonimento implicito a non introdurre ulteriori vincoli. La scelta del Governo è quantomeno inopportuna perché introduce un illecito disciplinare su una condotta non tipizzata, perché le gravi ragioni di convenienza sono un concetto molto ampio, mentre l'illecito disciplinare per sua natura non può essere generico.
La legge oggi vieta ai giudici (e ai generali) di iscriversi ai partiti politici, ma non vieta l'associazionismo giudiziario, tutelato dalle libertà costituzionali di manifestazione del pensiero e associazione. Se è vero che la libertà del giudice di manifestare il proprio pensiero va esercitata con prudenza, come ha osservato Luciano Violante, e che il giudice deve apparire, non soltanto essere, imparziale, questi diritti rappresentano un'articolazione fondamentale dei diritti costituzionali di ogni cittadino. La Corte Costituzionale ha affermato che in linea generale, i magistrati debbono godere degli stessi diritti di libertà garantiti ad ogni altro cittadino, ma ha al contempo precisato che le funzioni esercitate e la qualifica rivestita dai magistrati non sono indifferenti e prive di effetto per l'ordinamento costituzionale, al fine di stabilire i limiti che possono essere opposti all'esercizio di quei diritti. Ma il vincolo stabilito dalla Costituzione, tuttavia, sta nell'art. 98, comma 3, che consente limitazioni al diritto di iscriversi ai partiti. E' un ammonimento implicito a non introdurre ulteriori vincoli. La scelta del Governo è quantomeno inopportuna perché introduce un illecito disciplinare su una condotta non tipizzata, perché le gravi ragioni di convenienza sono un concetto molto ampio, mentre l'illecito disciplinare per sua natura non può essere generico.
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