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I migranti alle Corti d'appello
Una norma dannosa e anche inutile
Luciano Panzani 22/11/2024
I migranti alle Corti d'appello
La commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato l'emendamento di Sara Kelany (Fdi) al decreto flussi che toglie alle sezioni immigrazione dei tribunali la competenza sui respingimenti dei migranti trasferendola alle corti d'Appello. L’approvazione in aula è certa, perché verrà posta la fiducia. La norma preoccupa i presidenti delle corti d'Appello che hanno scritto una lettera al Presidente Mattarella, alla Presidente del Consiglio, ai Presidenti delle Camere ed ai Ministri interessati definendo l’emendamento: "Un disastro annunciato, che renderà irrealizzabili gli obiettivi del PNRR e determinerà un'ulteriore recrudescenza dei tempi e dell'arretrato dei processi". Non si può non essere d’accordo. La norma non risponde ad alcuna esigenza organizzativa. E’ da sempre che le corti d’Appello sono, per gli organici insufficienti, il ventre molle della giustizia. Non sono assolutamente in grado di far fronte ai flussi, non indifferenti, delle cause in materia d’immigrazione che debbono essere trattate in via d’urgenza, con la conseguenza di allungare i tempi degli altri processi, prima di tutto quelli penali, aumentando il numero delle prescrizioni.
Siamo peraltro convinti che l’orientamento non cambierebbe, perché i vincoli derivano dalla legislazione europea e dalle convenzioni internazionali. Di fronte al possibile contrasto tra una norma di diritto nazionale e la normativa UE, è obbligo del giudice degli Stati membri sollevare la questione interpretativa davanti alla Corte di Giustizia europea. Il passaggio di competenza è anche inutile. Il 4 dicembre prossimo la prima sezione civile della Cassazione tratterà il ricorso del ministero dell’Interno contro la mancata convalida del trattenimento dei primi 12 migranti portati in Albania, su cui si è pronunciato il Tribunale di Roma dopo la sentenza del 4 ottobre della Corte di Giustizia Ue. Per i giudici di merito, siano essi tribunali o corti d’appello, l’orientamento della Cassazione sarà determinante, come quello, in tempi più lunghi, della Corte di Giustizia UE.
Siamo peraltro convinti che l’orientamento non cambierebbe, perché i vincoli derivano dalla legislazione europea e dalle convenzioni internazionali. Di fronte al possibile contrasto tra una norma di diritto nazionale e la normativa UE, è obbligo del giudice degli Stati membri sollevare la questione interpretativa davanti alla Corte di Giustizia europea. Il passaggio di competenza è anche inutile. Il 4 dicembre prossimo la prima sezione civile della Cassazione tratterà il ricorso del ministero dell’Interno contro la mancata convalida del trattenimento dei primi 12 migranti portati in Albania, su cui si è pronunciato il Tribunale di Roma dopo la sentenza del 4 ottobre della Corte di Giustizia Ue. Per i giudici di merito, siano essi tribunali o corti d’appello, l’orientamento della Cassazione sarà determinante, come quello, in tempi più lunghi, della Corte di Giustizia UE.
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