La Rai agli Stati Generali

La Rai agli Stati Generali Il direttore di un giornale ha ben presente le esigenze dell’editore e farà di tutto per soddisfarle. Così la Rai: che avendo come editore i partiti non può essere diversa da come è. Al Senato si sono tenuti gli ‘Stati generali della Rai’. Un’espressione barocca che in realtà a mio avviso nasconde la nascita di ‘teleMeloni’. Niente di scandaloso: la Rai è sempre stata così. Nel 1975 ci fu una riforma importante: la competenza sulla Rai passò dal governo al parlamento. Importantissimo, vero. Ma non senza contraddizioni. Perché la Rai non esprimeva così solo la voce del governo, ma doveva esprimere anche la voce dei partiti. E ci fu un prezzo da pagare: cominciò così la lottizzazione. Con la lottizzazione la Rai non era più solo democristiana o socialista. La terza rete fu data al PCI: nacque così la direzione di Sandro Curzi che presto si guadagnò la definizione di ‘Telekabul’.
 
Oggi si profila un diverso scandalo: il direttore generale della Rai Roberto Sergio vorrebbe sanzionare il direttore degli approfondimenti Paolo Corsini. Ospite di Atreju, la manifestazione-congresso cara a Giorgia Meloni, ha straparlato come fosse un deputato di Fratelli d’italia. Ha più volte ribadito di essere un militante, ripetendo ‘il nostro partito’ sfottendo - senza mai nominarla - il modo di vestirsi della segretaria del Pd Elly Schlein. Poi si è parzialmente scusato ma a mezza bocca. Intervenendo agli Stati Generali, la segretaria della Federazione Nazionale della Stampa, il sindacato dei giornalisti, Alessandra Costante ha ricordato che la legge sulla stampa è del 1948 mentre la legge sull’ordine dei giornalisti è del 1963. E ha aggiunto che c’è bisogno di una riforma complessiva della legge sui media. ‘Gli strumenti ci sono’ ha aggiunto, e il ‘Media freedom act’ europeo ce li fornisce. Dunque agli Stati Generali della Rai il da fare non mancherebbe.

TAG: raistati generalimedia freedom act

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