I dossieraggi delle aziende sui dipendenti “infedeli”

I dossieraggi delle aziende sui dipendenti “infedeli” “C’è un mondo più buono” è lo slogan di Mulino Bianco. Ma non sembra che, quello del gruppo Barilla, sia il mondo migliore se fosse vero che - riportano in questi giorni i resoconti dei quotidiani a proposito dell’ultimo scandalo milanese dei dossieraggi – il gigante alimentare italiano ha commissionato alla società Equalize di Enrico Pazzali e Carmine Gallo, di intercettare i tabulati telefonici di alcuni dipendenti sospettati di aver parlato con un giornalista. Chi svolge questa antica professione, ormai in disuso, ha diritto di mantenere riservata la fonte delle notizie. Ma se un giornalista non può assicurare questa protezione quando sono in gioco le notizie scomode delle aziende, per le contromisure che queste ultime pongono in essere, ha le armi spuntate.
 
È interessante notare che se un dipendente di un’impresa denuncia all’autorità giudiziaria le malefatte dei suoi manager, è protetto dalla legge sul whistleblower, ma se invece confida alla stampa le stesse informazioni non ha, apparentemente, lo stesso livello di tutela. Certo, nel caso specifico, sarà interessante capire, qualora si rivelassero vere le indiscrezioni, se l’azienda ha fatto ricorso a mezzi leciti o illeciti per capire da dove provenissero le notizie che l’hanno fatta infuriare. Interpellata per un commento Barilla ha preferito astenersi. È suo diritto. Non sarebbe male, però, se nel prossimo report di sostenibilità esplicitasse i criteri che adotta nei rapporti con i media - dopotutto rappresentano un importante stakeholder - e vi si attenesse. Un brand costruisce anche così la sua reputazione e non solo con video di assolati campi di frumento e famiglie intente a scambiarsi effusioni.

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