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I “tagli” a Regioni ed Enti locali
Mentre slittano le decisioni sull'autonomia finanziaria
Alberto Heimler 23/10/2024
I “tagli” a Regioni ed Enti locali
Sull’autonomia di Regioni ed Enti Locali la volontà politica è in contrasto con la realtà di fatto. In linea di principio, l’autonomia decisionale dal lato delle spese dovrebbe essere associata all’indipendenza finanziaria (Regioni ed Enti Locali governano le entrate e così decidono le spese, col vincolo del pareggio di bilancio). Siccome le entrate fiscali non sono omogenee nel territorio italiano, se effettivamente Regioni ed Enti Locali si autofinanziassero, dato l’ambito delle prestazioni, si potrebbero riscontrare dei surplus in alcune zone che potrebbero essere redistribuiti nelle zone a più basso gettito al fine di garantire un livello di prestazioni omogeneo. Se la situazione fosse questa, l’autonomia differenziata sarebbe un modo per limitare questo flusso redistributivo e se ne potrebbe discutere. La realtà è però completamente diversa. Per gli Enti Locali, dopo una prima fase in cui si è cercato di rafforzare la loro autonomia finanziaria si registra, ormai da un decennio, un aumento considerevole dei trasferimenti dal centro. Infatti, una delle principali fonti di entrata, la tassazione della casa, è stata praticamente prosciugata con l’esenzione dall’IMU della prima casa.
Per le Regioni il decreto-legge n. 137 del 2020 aveva fissato al 2023 la data entro la quale le fonti di finanziamento regionali per l'erogazione dei livelli essenziali delle prestazioni nelle materie di sanità, assistenza, istruzione e trasporto pubblico locale (per la spesa di parte capitale) dovevano essere costituite da entrate di tipo tributario (opportunamente rimodulate ed eventualmente perequate) ed entrate proprie. Arrivati al 2023, la data per il raggiungimento dell’autonomia finanziaria delle Regioni è stata spostata al 2027, peraltro la previsione normativa che lo dispone cambia semplicemente la data a quanto previsto nel 2020 (un taglia-incolla che testimonia l’impegno che si sta dedicando al raggiungimento di questo obiettivo). Peraltro, la graduale rimodulazione dell’imposta regionale sulle attività produttive (che rappresentava oltre il 50% del gettito delle Regioni) rende il raggiungimento di questo obiettivo ancora più incerto. In questa situazione la decisione del Governo di tagliare i trasferimenti statali a Regioni ed Enti Locali, sebbene corretta in linea di principio, si scontra con una realtà di fatto nella quale le fonti autonome di gettito sono state gradualmente limitate, senza che per ora si intravedano fonti di gettito alternative. In questa situazione, anche la scelta dell’autonomia differenziata è un salto nel buio.
Per le Regioni il decreto-legge n. 137 del 2020 aveva fissato al 2023 la data entro la quale le fonti di finanziamento regionali per l'erogazione dei livelli essenziali delle prestazioni nelle materie di sanità, assistenza, istruzione e trasporto pubblico locale (per la spesa di parte capitale) dovevano essere costituite da entrate di tipo tributario (opportunamente rimodulate ed eventualmente perequate) ed entrate proprie. Arrivati al 2023, la data per il raggiungimento dell’autonomia finanziaria delle Regioni è stata spostata al 2027, peraltro la previsione normativa che lo dispone cambia semplicemente la data a quanto previsto nel 2020 (un taglia-incolla che testimonia l’impegno che si sta dedicando al raggiungimento di questo obiettivo). Peraltro, la graduale rimodulazione dell’imposta regionale sulle attività produttive (che rappresentava oltre il 50% del gettito delle Regioni) rende il raggiungimento di questo obiettivo ancora più incerto. In questa situazione la decisione del Governo di tagliare i trasferimenti statali a Regioni ed Enti Locali, sebbene corretta in linea di principio, si scontra con una realtà di fatto nella quale le fonti autonome di gettito sono state gradualmente limitate, senza che per ora si intravedano fonti di gettito alternative. In questa situazione, anche la scelta dell’autonomia differenziata è un salto nel buio.
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