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Il pasticciaccio dei migranti e dei Paesi sicuri

Mattarella darà via libera al decreto “anti Ue” del governo?

Paolo Mazzanti 22/10/2024

Il pasticciaccio dei migranti e dei Paesi sicuri  Il pasticciaccio dei migranti e dei Paesi sicuri E’ un gran pasticcio che rischia di degenerare in scontro istituzionale questa faccenda dei migranti trasferiti in Albania e subito riportati in Italia per ordine dei giudici romani, sulla base (come ha spiegato ieri su InPiù Luciano Panzani) della sentenza della Corte Ue che restringe il concetto di Paesi sicuri per i rimpatri sulla base di una direttiva europea del 2016. Ieri sera il governo ha festeggiato il suo secondo compleanno (che cade oggi) varando il decreto con cui ha ribadito la propria competenza di indicare i Paesi sicuri (ridotti a 19 contro i precedenti 22) per i rimpatri, visto che domani un’altra manciata di migranti dovrebbero approdare in Albania. Peccato che la Commissione europea e la grande maggioranza dei giuristi sostengono che la sentenza Ue è cogente per sia per i magistrati, sia per i governi. A questo punto che farà Mattarella? Darà via libera al decreto che pare confliggere con la sentenza (e la direttiva) europea, avallando lo “strappo” con la Ue, oppure lo bloccherà esponendosi alla rabbia della destra che ha già investito i magistrati romani? Intanto il presidente del Senato La Russa, che è il “vice” di Mattarella, invoca una riforma della Costituzione per “delimitare i confini” tra politica e giudici.
 
Ma c’è un pasticcetto anche in Europa. La direttiva 2016 sui Paesi sicuri, cui s’ispira la sentenza della Corte Ue, è stata modificata nel senso auspicato dal nostro e da altri governi nel “Patto sui migranti” che però entrerà in vigore solo nel 2026, anche se Von der Leyen si è detta disponibile ad anticipare quella data, visto che con le regole attuali praticamente nessun Paese di provenienza dei migranti sarebbe considerato sicuro e dunque non si potrebbero fare i rimpatri. Tuttavia, poiché la sentenza della Corte Ue applica una direttiva (cioè un atto politico europeo) non regge l’accusa del governo ai magistrati di volersi “sostituire” alla politica.
 
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