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Ursula e Giorgia, amiche necessarie
Perchè le due presidenti sono obbligate a collaborare
Paolo Mazzanti 23/09/2024
Ursula e Giorgia, amiche necessarie
Sono entrambe a loro modo “underdog” che devono affermare una piena leadership nei confronti dell’establishment, sono entrambe al confine tra centro e destra, sono entrambe di fronte a problemi enormi: per questo Ursula Von der Leyen e Giorgia Meloni sono obbligate a collaborare. Ursula ha accettato il candidato di Giorgia, Raffaele Fitto, come suo vicepresidente esecutivo della nuova Commissione, sfidando l’ira degli alleati socialisti, liberali e verdi per rinsaldare il collegamento con Giorgia, che pure non l’aveva votata nel Consiglio europeo e le aveva votato contro all’Europarlamento.
Giorgia ha “aperto” sul programma di Ursula, compreso il debito comune, incontrando Mario Draghi a Palazzo Chigi, anche a costo di una nuova frattura coi sovranisti di Salvini, Le Pen e Orban. Ursula ha bisogno di Giorgia per dividere il fronte delle destre europee, rassicurare l’ala più moderata del suo Ppe e tenere a bada i radicalismi di socialisti e verdi. Giorgia ha capito che senza un europeismo sia pure critico, finirebbe per incrinare anche il suo indispensabile atlantismo e sostegno all’Ucrsina che ribadirà domani nell’intervento all’assemblea Onu. C’è ovviamente molta ambiguità nel rapporto tra le due bionde amiche necessarie, come dimostrano i dissidi sull’utilizzo in territorio russo delle armi europee fornite all’Ucraina. Per questo c’è chi ha parlato di “andreottismo”. E in effetti, entrambe cercano di praticare l’andreottiana “politica dei due forni”: Ursula tra sinistra e conservatori in Europa; Giorgia tra Draghi e Salvini in Italia. Sperando che, come diceva il Divo Giulio, “il potere logori chi non ce l’ha”.
Giorgia ha “aperto” sul programma di Ursula, compreso il debito comune, incontrando Mario Draghi a Palazzo Chigi, anche a costo di una nuova frattura coi sovranisti di Salvini, Le Pen e Orban. Ursula ha bisogno di Giorgia per dividere il fronte delle destre europee, rassicurare l’ala più moderata del suo Ppe e tenere a bada i radicalismi di socialisti e verdi. Giorgia ha capito che senza un europeismo sia pure critico, finirebbe per incrinare anche il suo indispensabile atlantismo e sostegno all’Ucrsina che ribadirà domani nell’intervento all’assemblea Onu. C’è ovviamente molta ambiguità nel rapporto tra le due bionde amiche necessarie, come dimostrano i dissidi sull’utilizzo in territorio russo delle armi europee fornite all’Ucraina. Per questo c’è chi ha parlato di “andreottismo”. E in effetti, entrambe cercano di praticare l’andreottiana “politica dei due forni”: Ursula tra sinistra e conservatori in Europa; Giorgia tra Draghi e Salvini in Italia. Sperando che, come diceva il Divo Giulio, “il potere logori chi non ce l’ha”.
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