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Fisiologia e patologia delle dimissioni di un Governatore

Riflessioni sul caso Toti che ha lasciato l'incarico di governatore ligure

Luciano Panzani 29/07/2024

Fisiologia e patologia delle dimissioni di un Governatore Fisiologia e patologia delle dimissioni di un Governatore Toti si è dimesso. Giuliano Ferrara sul Foglio usa la parola “sequestro” e nota come: “…stia consegnato ai domiciliari, l’uomo eletto dai liguri per dirigere l’amministrazione, oppure se voglia uscire da questa condizione avvilente ha la strada delle dimissioni dalla carica”. La vicenda di Toti riguarda un’indagine che, per usare ancora le parole di Giuliano Ferrara, ha ad oggetto “la zona grigia tra amministrazione dell’interesse pubblico, evidentemente da negoziare con gli interessi privati e di mercato intorno ad opere importanti di una città industriale e portuale”.Un’indagine in cui le intercettazioni sono andate avanti anni, il GIP ha emanato l’ordinanza di custodia cautelare pochi giorni prima delle elezioni europee, il Tribunale del Riesame ha confermato il provvedimento paventando la reiterazione del reato in ragione del fatto che Toti manteneva la carica di presidente della Regione, il GIP ha accolto una seconda richiesta della Procura di arresti domiciliari, fondata questa volta sul reato di finanziamento illecito. Il contenuto delle intercettazioni di Toti non è edificante. Mostra abitudini e legami con persone ed ambienti da cui un amministratore pubblico dovrebbe restar distante. Lo stesso Toti se n’è dissociato nelle sue difese, pur protestando la propria innocenza, perché le frequentazioni ed il linguaggio sono chiari, ma la prova della corruzione non sembra evidente. La probabilità che, messo in libertà potesse rendersi responsabile di nuovi fatti di corruzione, nonostante le indagini in corso, sembrano remote.
 
 
La convinzione contraria di giudici e PM (si ricordi che il Tribunale del Riesame è stato istituito per garantire un controllo collegiale sul provvedimento del GIP che si assumeva più facilmente condizionabile dal PM) è indebolita dalla nuova ordinanza di custodia cautelare, perfettamente inutile. Toti non è un killer seriale, uno stalker, un affiliato alla mafia per il quale il rischio di reiterazione sovente è in re ipsa. Le decisioni dei giudici sembrano nel complesso non coerenti con la necessità di equilibrio e distacco propri del giudice. Ma, osserva Travaglio sul Fatto Quotidiano, è ovvio che il pericolo che un pubblico ufficiale commetta ulteriori reati scompare soltanto se smette di ricoprire cariche pubbliche o, in alternativa, denuncia chi l’ha corrotto o finanziato illegalmente. Ma le cose stanno proprio così? La custodia cautelare, che deve essere adottata, anche nella forma più lieve dei domiciliari, soltanto quando ogni altra misura appare insufficiente, è stata usata propriamente o s’intendeva forzare la mano? Un certo fumus persecutionis a giudizio di molti emerge. Toti ha alzato bandiera bianca e si è dimesso. Ora, si dice, sarà messo in libertà. Il vero interrogativo, tuttavia, è se queste dimissioni, obbligate per bocca degli stessi giudici per non restare in detenzione, non abbiano alterato il gioco democratico. Come Governatore, Toti aveva il rango di ministro, ma non era un ministro. Lo fosse stato, il suo caso sarebbe stato esaminato dal Tribunale dei Ministri, formato da tre giudici estratti a sorte.  Forse sarebbe preferibile che il Tribunale dei Ministri si occupasse anche dei Governatori.Ora è fondamentale che il processo, pubblico, si faccia in fretta e che la sentenza, di assoluzione o condanna, sia rapidamente pubblicata. A fugare i timori della persecuzione, o a confermarli.
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