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Il ceffone della Nato all'Italia
Dopo il voto contrario alla Von der Leyen
Paolo Mazzanti 23/07/2024
Jens Stoltenberg
Il primo ceffone al nostro Paese dopo il no della premier Meloni alla riconferma di Ursula Von der Leyen è arrivato dalla Nato, con la nomina dello spagnolo Javier Colomina a inviato speciale per il Sud, ruolo che il nostro governo aveva sollecitato e considerava già suo. Stupiscono sia lo sconcerto di Palazzo Chigi, con la lettera irritata del nostro ambasciatore presso la Nato e addirittura l'accusa di "tradimento" rivolta dal ministro Crosetto al segretario Stoltenberg, sia la speranza, enunciata persino da un uomo prudente come Tajani, che il prossimo Segretario Nato Rutte, che entrerà in carica in ottobre, possa "destituire" Colomina e "risarcire" l'Italia.
Invece è evidente che l'asse Nato-Ue, destinato a rafforzarsi col maggiore impegno per la Difesa comune europea (sia che in Usa vinca Trump, sia che vinca Biden), richiede una sintonia geopolitica che il nostro governo e la nostra premier, che all'Europarlamento ha persino votato contro la censura ad Orban per il suo incontro con Putin, non sono in grado di garantire.
Sembra proprio che il nostro governo viva in una "bolla autoreferenziale" e non si renda conto delle dinamiche internazionali e delle conseguenze dei suoi stessi atti. Per questo continua a ripetere che il voto contrario di Meloni (e Salvini) a Von der Leyen non conta nulla e non avrà alcun effetto concreto, che i rapporti con Ursula restano buoni e quindi otterremo certamente quel "commissario di peso" (e magari anche un vicepresidente) che il nostro ruolo di Paese fondatore ci assicura. Anche se, andando avanti così, diventeremo un Paese "affondatore" dell'Europa.
Invece è evidente che l'asse Nato-Ue, destinato a rafforzarsi col maggiore impegno per la Difesa comune europea (sia che in Usa vinca Trump, sia che vinca Biden), richiede una sintonia geopolitica che il nostro governo e la nostra premier, che all'Europarlamento ha persino votato contro la censura ad Orban per il suo incontro con Putin, non sono in grado di garantire.
Sembra proprio che il nostro governo viva in una "bolla autoreferenziale" e non si renda conto delle dinamiche internazionali e delle conseguenze dei suoi stessi atti. Per questo continua a ripetere che il voto contrario di Meloni (e Salvini) a Von der Leyen non conta nulla e non avrà alcun effetto concreto, che i rapporti con Ursula restano buoni e quindi otterremo certamente quel "commissario di peso" (e magari anche un vicepresidente) che il nostro ruolo di Paese fondatore ci assicura. Anche se, andando avanti così, diventeremo un Paese "affondatore" dell'Europa.
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