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La piaga trascurata dell'astensionismo
Al Sud il non voto ha raggiunto il 56,3%, nelle Isole il 62,2%
Carlo Borgomeo 11/06/2024
La piaga trascurata dell'astensionismo
Dunque il 50,3 % degli italiani ha disertato le urne. Il più alto tasso di astensionismo nella storia repubblicana. Nella circoscrizione del Sud non ha votato il 56,3% e nelle isole il 62,2%. E se non ci fossero state coincidenti consultazioni elettorali amministrative il dato sarebbe stato ancora più pesante. Dati molto preoccupanti, che non hanno trovato il dovuto riscontro nelle prime dichiarazioni dei leader a commento del risultato elettorale. Solo qualcuno ne ha fatto cenno. Ma nessuno ha dichiarato che, al di là dei risultati conseguiti dal proprio schieramento politico, questo era il dato più grave. Brutto segno. Sembra quasi che il disamore per la politica sia da considerare scontato, irrecuperabile. Non una vera riflessione critica sulla qualità dell’offerta politica che i partiti mettono in campo. Non una autocritica sui contenuti e sulle modalità delle politiche di comunicazione. Sembra quasi che, su questo versante, i partiti ritengano esaurita la loro funzione in una preoccupata denuncia del fenomeno.
Un fenomeno che, al Sud, assume dimensioni drammatiche. A Napoli, la cosiddetta capitale del Sud, ha votato un elettore su tre. Senso civico relativamente più scarso? Forse. Ma certamente nessuna questione posta seriamente all’elettorato, da nessuno. E così si va a votare perché attratti da un personaggio famoso, perché militarmente inquadrati in reti di consenso, o per qualche residuo senso di appartenenza ideologica. D’altra parte, nell’ultima campagna elettorale per le politiche, di Sud si parlava solo per schierarsi a favore o contro il reddito di cittadinanza: una semplificazione inaccettabile e mortificante. Questa è forse la spaccatura più grave tra Nord e Sud. E se è vero che siamo abituati tutti a convivere da decenni con la irrisolvibile questione meridionale, questa volta forse vale la pena di fare uno sforzo in più per capire. E, se possibile, per cambiare.
Un fenomeno che, al Sud, assume dimensioni drammatiche. A Napoli, la cosiddetta capitale del Sud, ha votato un elettore su tre. Senso civico relativamente più scarso? Forse. Ma certamente nessuna questione posta seriamente all’elettorato, da nessuno. E così si va a votare perché attratti da un personaggio famoso, perché militarmente inquadrati in reti di consenso, o per qualche residuo senso di appartenenza ideologica. D’altra parte, nell’ultima campagna elettorale per le politiche, di Sud si parlava solo per schierarsi a favore o contro il reddito di cittadinanza: una semplificazione inaccettabile e mortificante. Questa è forse la spaccatura più grave tra Nord e Sud. E se è vero che siamo abituati tutti a convivere da decenni con la irrisolvibile questione meridionale, questa volta forse vale la pena di fare uno sforzo in più per capire. E, se possibile, per cambiare.
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