Cara Giorgia, più che roboanti proclami

Cara Giorgia, più che roboanti proclami Occhio Giorgia, stai giocando col fuoco delle riforme, un fuoco che ha bruciato più di un cavallo di razza della politica. Ultimo in ordine di apparizione Matteo Renzi, un talento naturale proprio come la Meloni, simile alla leader della destra per temperamento e non eccelsa preparazione istituzionale. Solo una volta nella storia della Repubblica un partito politico ha ottenuto un mandato pieno dagli elettori, la Democrazia Cristiana nel 1948 conquistò 305 seggi su 574 eppure De Gasperi saggiamente  non rinunciò a formare un governo di coalizione con gli alleati storici. L’Italia è un paese frammentato e ha trovato i suoi equilibri politici con aggiustamenti, accordi, se vogliamo anche compromessi arditi. Certo una modalità di governo che ha impedito cambiamenti drastici, ma anche traumi e pericolose rotture istituzionali.
 
E’ per questo illusorio investire del consenso popolare una personalità alla De Gaulle o alla Mitterand per dare continuità a strategie che dovrebbero garantire sviluppo ed equità. Con quali leader? E con quale stabilità di supporto di forze politiche, vista la rapidità con cui i partiti in Italia nascono e muoiono, salgono e scendono nel consenso elettorale? Giorgia, prenda ispirazione da Natalia Ginzburg e dal suo libro “Le piccole virtù” e si limiti a introdurre due correttivi. La sfiducia costruttiva che toglie nei fatti il potere di veto ai piccoli partiti delle rissose coalizioni che inevitabilmente guideranno anche nel futuro il Paese. E introduca il potere di revoca dei ministri da parte del presidente del consiglio per dare una sferzata di efficienza all’azione di governo. Altro che Terza Repubblica, limitiamoci a far funzionare meglio la Repubblica della Costituzione. E lasci perdere il Capo dello Stato, che da Einaudi a Mattarella non ha mai deluso gli italiani.

TAG: riformemelonipremierato

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