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Gli errori politici sui migranti

E' sbagliato prendersela con le ONG (e con la Germania)

Riccardo Perissich 26/09/2023

Gli errori politici sui migranti Gli errori politici sui migranti A un anno dall’insediamento, il governo sembra accumulare errori politici e quello dell’immigrazione è il terreno privilegiato. Per chi aveva promesso il blocco navale, la sconfitta dei trafficanti e zero arrivi, un po’ d’imbarazzo è comprensibile, ma la confusione a cui assistiamo è francamente eccessiva.  Eppure Meloni sembrava aver visto giusto nel ritenere che quella della redistribuzione in Europa degli immigrati irregolari sia una questione secondaria rispetto alla necessità di iniziative europee per rafforzare il controllo delle frontiere e accordi con i paesi d’origine e di transito per limitare i flussi e facilitare i rimpatri. Lo aveva fatto per il motivo sbagliato, non litigare con gli amici polacchi e ungheresi, ma l’intuizione era giusta. La verità che risulta dai numeri non potrebbe essere più chiara. Se è evidente un interesse comune europeo a tenere i flussi sotto controllo, l’Italia non ha titoli particolari per esigere che gli altri, oltre a quelli che comunque arrivano da loro, debbano accogliere anche una quota dei nostri. Tanto più che tolleriamo apertamente di funzionare da paese di transito verso il nord Europa in violazione degli impegni. Certo, ogni volta che incontriamo un leader straniero ci dice che “non dobbiamo restare soli”, ma si tratta di una pacca sulla spalla e nulla più. Eppure alcuni dei colonnelli di Meloni, compreso il solitamente accorto Crosetto, sembrano ignari che la redistribuzione non è più una priorità e tuonano contro la chiusura delle frontiere da parte di Francia, Germania e altri. 
 
 
 
Altrettanto sorprendente è la levata di scudi contro la pretesa volontà tedesca di finanziare le ONG attive nel campo dell’immigrazione. A parte che il principale beneficiario della generosità teutonica sembra essere Sant’Egidio, accanirsi contro le ONG che operano salvataggi in mare è un altro errore politico. È sicuramente vero che alcune di essere hanno avuto e hanno ancora comportamenti ambigui. Aveva sollevato il problema anche il mai sufficientemente rimpianto Marco Minniti, l’unico Ministro dell’Interno ad aver affrontato con serietà il problema dell’immigrazione; ma lo aveva fatto con prudenza e in modo selettivo. Criminalizzare in blocco le ONG è non solo ingiusto, ma anche impolitico poiché sono popolari presso una grande fetta dell’opinione pubblica e del resto le cifre dicono che è impossibile ascrivere a loro una quota importante degli sbarchi. Alla fine, in tutta questa confusione Meloni continua a non capire l’importanza dell’altra faccia della politica migratoria, che è accanto alle azioni necessarie per tenere i flussi sotto controllo, quella più importante: l’integrazione efficace di tutti quelli e quelle che, ci piaccia o no, sono destinati a restare qui. Anche perché sappiamo che se fossero ben integrati ci sarebbero utili. Il controllo dei flussi e l’integrazione di chi resta sono l’unico modo per far diminuire la tensione. A meno che non ci sia un tacito perverso interesse a che la tensione non cali. Non contenta di avallare le gaffes dei suoi ministri, Meloni le assume in proprio; come ha già fatto per la tassa sulle banche e ora   scrivendo di suo pugno a Scholz sulle ONG. Come se il confronto con Salvini fosse più importante del giudizio del resto del mondo.
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