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Napolitano e la passione per le riforme

Ricordo del presidente emerito che ci ha lasciati

Riccardo Illy 25/09/2023

Napolitano e la passione per le riforme Napolitano e la passione per le riforme Venerdì scorso Giorgio Napolitano ci ha lasciato. Lo avevo conosciuto tanti anni fa in un contesto nel quale non ci si sarebbe aspettati di incontrare un ex militante del Pci: il Forum Ambrosetti. Ma Napolitano in quel partito apparteneva alla corrente migliorista; fu il primo dirigente a visitare gli Usa nel 1978 e dal 1976 al 1979 fu responsabile della politica economica del partito. Avvocato di formazione, ha dedicato tutta la vita alla politica, intesa nel senso nobile di “scienza e arte di governare lo Stato”. A Cernobbio ci confrontammo spesso sugli interventi dei relatori intervenuti; erano gli anni in cui Peres e Arafat si incontravano durante i lavori del Forum, dandosi alla fine la mano per suggellare la pace fra il popolo israeliano e quello palestinese. Ne apprezzai l’approccio liberal (nel senso americano) a proposito dell’economia. Qualche anno dopo, diventato io Sindaco di Trieste, Napolitano divenne Ministro dell’Interno del Governo Prodi; l’amicizia maturata negli anni precedenti mi facilitò nei rapporti con il Ministero di riferimento delle amministrazioni comunali. All’inizio del mio primo mandato, la nomina del Segretario Generale comunale spettava a quel Ministero.
 
Dieci anni dopo, correva l’anno 2006, ero diventato Presidente del Friuli Venezia Giulia, tornai alla Camera dei Deputati in quella veste e contribuii con entusiasmo alla sua elezione a Presidente della Repubblica; ruolo che ha svolto con rigore e fermezza, da convinto garante della Costituzione. Della quale conosceva pregi e anche qualche inadeguatezza all’evoluzione della società e dell’economia. Fu infatti forte sollecitatore delle riforme, inclusa quella costituzionale. Nel 2013 accettò infatti un secondo mandato “a termine”, primo Presidente della Repubblica, a condizione che il Parlamento si impegnasse in quella direzione al fine di rendere più governabile il paese. Nel secondo mandato presidenziale nominò Presidenti del Consiglio dei Ministri prima Enrico Letta e poi, alle sue dimissioni, Matteo Renzi. Il quale si impegnò in una coraggiosa, anche se criticata dai diversi costituzionalisti, riforma della Costituzione volta a superare il bipolarismo paritario e a rafforzare il potere esecutivo. Purtroppo Renzi, che aveva fatto un accordo con Berlusconi per ottenerne l’appoggio al Referendum promosso dallo stesso Renzi, rinnegò in seguito l’accordo facendo cambiare l’orientamento di Berlusconi con la conseguenza che la nuova Costituzione fu bocciata dai cittadini nel 2016. Giorgio Napolitano, come aveva anticipato al momento della seconda elezione, si era dimesso nel 2015. Non poté mai vedere la riforma della Costituzione della quale era stato convinto sostenitore. Addio, Giorgio; ci mancherai.
 
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