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Lo strappo di Zingaretti
Si dimette a sorpresa forse per troncare sul nascere le divisioni interne
Paolo Mazzanti 05/03/2021

Adesso invece ha deciso lui all’insaputa di tutti dicendo che “si vergogna” perché nel Pd si parla solo di poltrone, ma non è una mammoletta e ha sufficiente esperienza per sapere che le idee politiche camminano sulle poltrone dei politici. Quindi tutti si chiedono perché si è dimesso. Se per farsi acclamare dall’Assemblea del 13-14 marzo prossimo, come hanno già chiesto i suoi alleati Franceschini e Orlando, e cercare di soffocare nella culla le manovre degli avversari. O se per mollare davvero e dedicarsi ad altro, per esempio alla costruzione di una sua personale alleanza “all’amatriciana“ col M5S laziale, visto che ha fatto entrare in maggioranza i grillini in Regione e lui stesso non ha mai nascosto che gli piacerebbe fare il sindaco di Roma, lasciando magari la presidenza del Lazio alla grillina Lombardi. Quel che è certo è che la sua strategia di segretario Pd è naufragata col governo Draghi. Se Conte fosse rimasto al governo, avrebbe potuto ascendere al Quirinale fra un anno e lasciare Palazzo Chigi a lui per condurre alle elezioni del 2023 l’alleanza Pd-M5S. Ma adesso, con Conte che si prepara a guidare i grillini, e Bonaccini che dialoga addirittura con Salvini, tutto si è complicato. Il Pd ha bisogno di una nuova strategia, con o senza Zingaretti. Non sarà facile costruirla.
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