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Cedere, cedere, cedere: la via europea alla capitolazione

Trump gioca su più tavoli (dazi, Nato, tasse sulle Big tech) per massimizzare i suoi vantaggi

Andrea Boitani 02/07/2025

Cedere, cedere, cedere: la via europea alla capitolazione   Cedere, cedere, cedere: la via europea alla capitolazione Come era da temere, Trump sta usando in maniera sinergica le minacce sui dazi e le minacce (e le azioni) geopolitiche. E sta avendo successo più con i suoi (teorici) alleati europei che con i suoi (presunti) avversari cinesi. Dopo aver fatto digerire senza reazioni adeguate dazi generalizzati del 10% sulle loro esportazioni negli Usa, Trump ha anche ottenuto (addirittura in sede di G7) l’esenzione delle multinazionali americane dalla Global Minimum Tax (GMT) del 15%, palesando così un atteggiamento da marchese del Grillo cui gli europei si sono vergognosamente piegati. La minaccia di dazi più alti è ancora in piedi ed è stata usata anche per ottenere dai paesi Nato l’impegno a portare le proprie spese per la difesa al 5% del Pil entro il 2035, un livello che neanche gli Usa raggiungono oggi e, probabilmente, mai raggiungeranno. Ma soprattutto un impegno che non ha senso economico o strategico: già nel 2024 (dati Sipri di Stoccolma) i paesi europei Nato hanno speso tre volte quanto spende la Russia (in guerra), in aggiunta a quanto hanno speso a favore dell’Ucraina. Naturalmente si parla di dollari, non di quote di Pil, perché i sistemi d’arma e gli stipendi dei soldati si pagano in dollari (o euro). Gli Usa spendono circa sei volte quello che spende la Russia, ma solo il 3.4% del loro Pil contro il 7% della Russia. Per non parlare dell’efficacia della spesa, che nulla ha a che fare con le percentuali di Pil.
 
Ciò che veramente interessa Trump è che gli europei comprino armi americane e, quindi, diano un contributo anche per questa via al riequilibrio della bilancia commerciale Usa. Non è affatto detto che, incassato l’impegno sulle spese militari, Trump non faccia salire i suoi dazi a livelli astronomici. Possiamo aspettarci che uno come lui rispetti gli accordi o, semplicemente, tenga fede a ciò che ha detto il giorno prima? Dovremmo invece aspettarci che anche per la tassa sui servizi digitali gli europei finiranno col cedere (come hanno appena fatto i canadesi, nonostante le parole fiere, in campagna elettorale, del primo ministro Carney) sotto la minaccia di una qualche interpretazione restrittiva dell’art. 5 del Trattato Nato e, in sostanza, di una improvvisa chiusura dall’ombrello difensivo Usa. Sulla carbon tax e la transizione verde l’Europa (guidata da una Von der Leyen sempre più mal-destra) ha ceduto di suo. Tutto questo alla faccia della difesa del modello europeo e di un minimo di dignità.
 
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