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I dazi e Trump sul Titanic

Le giravolte del presidente e l'economia in peggioramento

Riccardo Illy 19/05/2025

I dazi e Trump sul Titanic I dazi e Trump sul Titanic Da quando ha annunciato il 2 aprile (l'uno sarebbe stata una data migliore...) i dazi più pesanti di sempre il Presidente Trump è riuscito a dire e a fare tutto e il contrario di tutto. A pochi giorni dal ferale annuncio aveva stabilito una moratoria di 90 giorni per negoziare con gli altri Stati la percentuale aggiuntiva personalizzata dei dazi mantenendo per tutti il 10% di base (con l’eccezione di automobili e metalli). Con la Cina il confronto è stato addirittura grottesco, con un’escalation che aveva portato i dazi al 145%; poi ridotti a “solo” il 30% per un periodo di tregua di 90 giorni a seguito dei negoziati tenuti a Ginevra. Il Governo USA ha appena inviato una lettera a 150 paesi per avanzare una proposta di accordo sui dazi, mentre Trump affermava che sarebbe impossibile (ciò che aveva inizialmente negato) negoziare in persona con tutti gli Stati interessati.
 
Vi è un'unica certezza generata finora dalla vicenda: un aumento dell'incertezza che ha provocato rinvio di investimenti, riflessione sui consumi, perdita di valore del dollaro e aumento dei tassi dei bond USA. Il peggio deve ancora arrivare: l'aumento dell'inflazione in America, causato dagli effetti diretti e indiretti dei dazi. Walmart ha appena annunciato un diffuso aumento dei listini. Forse questo indurrà Trump, che in campagna elettorale aveva promesso il contrario, a un ripensamento. Ma c'è poco da sperare; anche il declassamento di un notch da parte di Moody's del rating USA, per la prima volta dopo 106 anni, non pare aver scosso il Presidente americano. Che ricorda sempre più il comandante del Titanic poco prima del naufragio; quando Trump vedrà l'iceberg davanti a sé sarà probabilmente troppo tardi per virare.
 
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