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Il conflitto ucraino verso un'amara conclusione
Inutile la telefonata tra Scholz e Putin che ritiene di essere in vantaggio
Rocco Cangelosi 18/11/2024
Il conflitto ucraino verso un'amara conclusione
Alla presunta ma non confermata telefonata tra il neo eletto presidente Trump e Vladimir Putin ha fatto seguito un lungo colloquio telefonico del Presidente russo con il cancelliere Scholz. Un'iniziativa, quella tedesca, tanto intempestiva quanto inutile e che sottolinea ancora una volta l’irrilevanza europea nel conflitto. Le richieste di Scholz, formulate secondo un rituale trito e superato (ritiro delle truppe in cambio dell'avvio di un processo di pace con l'impegno a congelare l'ingresso dell'Ucraina nella Nato) sono state respinte al mittente da Putin che si ritiene in una posizione di forza sul terreno e in una congiuntura politica a lui favorevole e intende trarne tutti i vantaggi. Ma al di là del maldestro tentativo tedesco, ciò che emerge dopo l'elezione di Trump è un graduale sfaldamento del fronte pro-Ucraina con poche possibilità di salvare Zelensky e Kiev da quella che si annuncia come una pesante sconfitta per l'Europa e l'Occidente. Probabilmente Trump non abbandonerà del tutto l'Ucraina al suo destino, ma certamente non si spingerà oltre la ricerca di un congelamento del conflitto sulla linea del fronte, senza riconoscimento dei territori occupati dalla Russia e con una garanzia collettiva, che in gran parte graverà sulle spalle dei Paesi europei, su quello che resta dell'Ucraina non occupata.
Si giunge così, ma in una situazione di maggiore debolezza tattica, a una conclusione che era stata ventilata sin dall'aprile 2022 negli incontri di Istanbul, ma che era stata irresponsabilmente rifiutata sulla base dell'assunto che la Russia avrebbe potuto essere sconfitta o quanto meno costretta a ripiegare indebolita politicamente e economicamente. Così non è stato e dovremo trarne le amare conseguenze. L'Europa avrebbe potuto giocare un ruolo determinante se avesse avuto la volontà politica di agire con un minimo di buon senso e di realismo. Ormai il suo ruolo non può essere che marginale e non è escluso che i suoi membri si muovano in ordine sparso perseguendo i propri interessi nazionali. Ma per un aspetto il ruolo europeo sarà preminente: la ricostruzione di un Paese distrutto e sull'orlo della bancarotta, i cui costi graveranno sulle finanze dell'UE. Resta da vedere su chi ricadranno le responsabilità politiche per aver permesso che un conflitto così devastante per il futuro dell'Europa si aprisse senza cercare intese basate su accordi di sicurezza e misure volte a creare reciproca fiducia (confidence building measures, quali una riduzione bilanciata degli armamenti) con un vicino aggressivo e pericoloso, ma con il quale la geopolitica ci costringe a convivere a meno di voler ingaggiare un conflitto permanente.
Si giunge così, ma in una situazione di maggiore debolezza tattica, a una conclusione che era stata ventilata sin dall'aprile 2022 negli incontri di Istanbul, ma che era stata irresponsabilmente rifiutata sulla base dell'assunto che la Russia avrebbe potuto essere sconfitta o quanto meno costretta a ripiegare indebolita politicamente e economicamente. Così non è stato e dovremo trarne le amare conseguenze. L'Europa avrebbe potuto giocare un ruolo determinante se avesse avuto la volontà politica di agire con un minimo di buon senso e di realismo. Ormai il suo ruolo non può essere che marginale e non è escluso che i suoi membri si muovano in ordine sparso perseguendo i propri interessi nazionali. Ma per un aspetto il ruolo europeo sarà preminente: la ricostruzione di un Paese distrutto e sull'orlo della bancarotta, i cui costi graveranno sulle finanze dell'UE. Resta da vedere su chi ricadranno le responsabilità politiche per aver permesso che un conflitto così devastante per il futuro dell'Europa si aprisse senza cercare intese basate su accordi di sicurezza e misure volte a creare reciproca fiducia (confidence building measures, quali una riduzione bilanciata degli armamenti) con un vicino aggressivo e pericoloso, ma con il quale la geopolitica ci costringe a convivere a meno di voler ingaggiare un conflitto permanente.
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