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Usa, il rischio di un post voto incandescente
Pronti decine di ricorsi contro le elezioni di oggi
Paolo Mazzanti 05/11/2024
Usa, il rischio di un post voto incandescente
Anche un convento di suore benedettine della Pennsylvania e’ finito nelle furibonde polemiche della vigilia del voto americano. I trumpiani locali hanno fatto ricorso sostenendo che le 53 schede elettorali spedite (in Usa si può votare per posta e oltre 75 milioni di elettori l’hanno già fatto) erano false, perché il convento sarebbe stato vuoto. Invece è abitato, come la superiora è stata costretta a precisare in tv, esortando gli elettori a votare senza credere alle fake news e senza perdere il senso critico. Purtroppo il rovente scontro elettorale ha bruciato il senso critico e i due schieramenti sembrano eserciti schierati in battaglia. I trumpiani, eccitati da The Donald che ha definito “demoniaci” i democratici aggiungendo che quattro anni fa non avrebbe dovuto lasciare la Casa Bianca a Biden, stanno predisponendo decine di ricorsi contro i risultati elettorali, denunciando “brogli preventivi”, soprattutto negli Stati in bilico come la Pennsylvania. Per contro, i democratici accusano apertamente Trump di essere un tiranno e di voler soffocare la democrazia americana.
Purtroppo le regole elettorali sono arcaiche (risalgono 1887) e non semplificano le cose. Gli Stati avranno ben 5 settimane per comunicare i 538 delegati eletti (vince chi ne conquista 270), e risolvere le controversie. I delegati si riuniranno a Washington il 17 dicembre per eleggere formalmente il nuovo presidente, che sarà proclamato il 6 gennaio dal presidente del Senato, per giurare e insediarsi alla Casa Bianca il 20 gennaio. Tempi lunghissimi, adatti all’epoca delle diligenze, ma del tutto anacronistici nell’era dei computer, che rischiano di gettare gli Usa in una lunghissima contesa post elettorale, col timore di manifestazioni violente sia a destra (se vincerà Harris) sia a sinistra (se vincerà Trump): una seria ferita alla democrazia americana, che non puo’ tollerare a lungo la costante demonizzazione dell’avversario.
Purtroppo le regole elettorali sono arcaiche (risalgono 1887) e non semplificano le cose. Gli Stati avranno ben 5 settimane per comunicare i 538 delegati eletti (vince chi ne conquista 270), e risolvere le controversie. I delegati si riuniranno a Washington il 17 dicembre per eleggere formalmente il nuovo presidente, che sarà proclamato il 6 gennaio dal presidente del Senato, per giurare e insediarsi alla Casa Bianca il 20 gennaio. Tempi lunghissimi, adatti all’epoca delle diligenze, ma del tutto anacronistici nell’era dei computer, che rischiano di gettare gli Usa in una lunghissima contesa post elettorale, col timore di manifestazioni violente sia a destra (se vincerà Harris) sia a sinistra (se vincerà Trump): una seria ferita alla democrazia americana, che non puo’ tollerare a lungo la costante demonizzazione dell’avversario.
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